Berlusconi dimettiti

giovedì 24 giugno 2010

Qualcuno dirà che la Padania sarebbe arrivata più avanti?



"L'Italia contro la Slovacchia? Tanto la comprerà. Vedrete che il prossimo anno 2-3 calciatori slovacchi giocheranno nel campionato italiano" (U.Bossi)


La domanda che si pone quasi naturalmente è:come si ci può ancora meravigliare? Passano in secondo piano le polemiche, in secondo piano reazioni,comunicati e commenti dei diretti interessati e degli altri 55 milioni di commissari tecnici per il solo fatto che alla luce dei precedenti l'ultima, comunque straordinaria nella suo essere pensata, esternazione del Senatùr è solo una scintilla di un fuoco, di cui l'Italia farebbe bene ormai a non far finta che sia alimentato da sola paglia. E' chiaro che nella testa di Bossi serpeggia l'idea autentica dell'indipendenza della Padania.
Mi spiego:il processo logico che sta alla base dell'ultima chicca è talmente immediato che solo la stoltezza tricolore è capace di fraintenderlo: Padania indipendente,ergo nazionale propria,ergo è avversario qualunque altra nazionale, ergo l'Italia è avversaria, ergo l'Italia deve perdere. Nell'intreccio di ideali nazionalisti e comune pensare sportivamente si spiega. Ma guai a pensare che l'intreccio cammini di pari passo; è bensì il nazionalismo che si pone da colonna portante attorno a cui si srotola qualsiasi altro tema.
Se sfogliamo gli annali, troviamo (anche se è un'operazione "giornalisticamente" non valida non citarle) svariate volte in cui Bossi parla apertamente di lotta per l'indipendenza, con tanto di invito ai padani ad imbracciare le armi, svelando il carattere violento del movimento leghista, un carattere che nell' ordinaria quotidianità viene solo lambito, paventato dal loro agire. Senza giri di parole, per l'attuazione del progetto leghista, che staziona in Parlamento sotto il nome di federalismo fiscale, la guerra non è disprezzata.
Ritorniamo al nostro punto:e cos'è allora questa gonfiata polemica intorno agli Azzurri?Quali sono i motivi di tanta agitazione? Mistero per i meno, necessaria risposta alla provocazione pallonara per l'italiano medio, che rappresenta i più, che rappresentano la maggioranza come è giusto che sia in democrazia. Forse qualcuno non si è accorto che quel potere enorme del potere di rispondere a certe provocazioni, che si chiama,direi quasi "celestialmente", libertà di pensiero e di parola, rischia grosso dinanzi a ciò che c'è dietro alla base delle parole del leader del carroccio. Forse ci sarebbe anche una spiegazione a tanta veemente reazione: Bossi non solo ha offeso gli italiani, ma anche gli slovacchi,accusati indirettamente di essere corruttibili, un popolo che vive per la prima volta nella sua storia l'esperienza dei mondiali dall'indipendenza del 1993 e che in materia di oppressione non ha nulla da invidiarci, anzi. Ma escludo a priori questa ipotesi e perchè è abitudine del buon italiano pensare esclusivamente alla propria pancia e perchè il Bossi-pensiero viene collocato instantaeamnte, sempre per inierziale abitudine,dalla mente dell'italiano nel già affolato campo del dibattito sportivo, escludendo così qualsiasi altra implicazione di portata più ampia.

Intanto oggi l'Italia, campione in carica, saluta mestamente il Sudafrica, eliminata dalla Slovacchia. La delegazione italiana disse che in caso di vittoria avrebbe devoluto i fondi al comitato organizzatore per le celebrazioni del 150° anno di unità, scatenando la più o meno celata disapprovazione dei leghisti.
Diamo merito a Lippi di essere riuscito nella notevole impresa di aver messo d'accordo Garibaldi e Bossi.

mercoledì 23 giugno 2010

Con i sindaci ed i cittadini. PDL e Lega dove siete?


Bersani sfida Umberto Bossi ad andare oggi in mezzo ai sindaci che protestano davanti al Senato contro la manovra. "Se vuol venire a dire la sua a questa manifestazione dei sindaci, credo sia il benvenuto", ha detto il segretario del Pd dopo avere incontrato i primi cittadini di diversi Comuni in piazza Navona. Bersani ha portato ai sindaci, che indossano la fascia tricolore, la solidarietà del Pd che sta cercando di cambiare i contenuti della manovra.

Ma Bossi non si è visto e invece da quando c'è questo "federalismo fatto di chiacchiere, i Comuni non sono mai stati messi peggio, si danno botte micidiali ai servizi e sono botte targate Lega". Botte i cui lividi si fanno già sentire nel centrodestra visto che la manovra non piace neanche al sindaco di Milano, Letizia Moratti che ha inviato un suo assessore, o a Roberto Formigoni che chiede non aggiustamenti ma una nuova manovra.

Erano tanti a piazza Navona, di fronte al Senato, i sindaci che hanno aderito alla manifestazione indetta dall’ANCI (Associazione nazionale dei comuni italiani), indossavano una corda al collo e esponevano cartelli con su scritto: "Comuni con il cappio al collo" e "Comuni affetti da instabilità del patto”, una manifestazione di tutte le amministrazioni, non solo di centrosinistra, tutte colpite da tagli ingiusti.

E il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, dal palco della protesta è tornato a lanciare l’allarme: “Il governo cambi la manovra o i servizi essenziali per i cittadini sono a rischio, se la manovra non cambia rischiamo di non fare il nostro dovere, che è quello di fornire i servizi ai cittadini”. Chiamparino ha chiesto principalmente due modifiche: “Chiediamo che la manovra cambi modificando il patto di stabilità e introducendo criteri di meritocrazia”.

La stessa linea di Bersani che ha ribadito quanto dice da tempo: “In gioco ci sono i servizi fondamentali. E con questo meccanismo berlusconian-tremontiano, si dà la pistola in mano agli enti locali si fa sparare al popolo, non alle quaglie. Metà della manovra ricade addosso ai servizi fondamentali ed è per questo che i sindaci devono reagire, la finanziaria non è contro i sindaci ma contro i cittadini perché metà della manovra ricade addosso ai servizi ed è per questo che i sindaci reagiscono e noi con loro, per dire che queste misure non vanno bene".
"Come Pd - ha ricordato - abbiamo presentato proposte anche per prendere i soldi altrove, non solo per dire di no, ma purtroppo c'è poca attenzione. Ma se c'è la volontà di ragionare, come dicono, troviamo soluzioni diverse. Siamo pronti a discutere con le nostre proposte. Non diciamo solo dei no, ma anche i come e i sì. Se c'è la volontà, pur tenendo fermo il saldo dei 24 miliardi, troviamo altre soluzioni e su questo siamo pronti a discutere" ribadisce il segretario del Pd che si riferisce agli emendamenti presentati dal suo partito alla commissione Bilancio del Senato.

E poi va smontata la favola della manovra anti-sprechi, come dice anche Chaimparino: “Non accetto il messaggio morale che viene da questa manovra che lo spreco venga solo dalle autonomie locali. Facciamo un giro per i ministeri per fare un tavolo tecnico, un modo per trovare la copertura dei tagli da altri centri di spesa lo troveremo. Sui costi della politica ci siano anche decisioni che fanno seguito alle dichiarazioni di intenti. 'Come associazione abbiamo chiesto da tempo di istituire una commissione terza che valuti in maniera equilibrata i problema presso tutti i settori dell'amministrazione. Si riunisca e prenda una decisione”

Quanto poi al patto di stabilità ne ha evidenziato l'inutilita'. ''Come e' al momento non rappresenta piu' niente e rischia di determinare anche un effetto distorsivo sui Comuni che hanno risorse, ma non possono spenderle per dare ossigeno all' economia''.
Parla di “un'iniziativa giusta e motivata, perché la manovra non è equilibrata tra i diversi comparti” il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani, presente alla manifestazione. Errani ha ribadito la necessità «di cambiare la manovra per renderla più equamente equilibrata visto che oggi si scarica il peso per oltre il 90% sulle autonomie locali».

Ad Alemanno che si lamentava della strumentalizzazione per via della presenza di Bersani risponde Davide Zoggia, responsabile Enti locali della segreteria nazionale del Partito democratico: “Alemmano si rassegni: la protesta dei sindaci è sì istituzionale, ma il suo contenuto è tutto politico perché si tratta di una vicenda che tocca nel profondo la vita dei cittadini. E’ dunque non solo diritto, ma dovere di chi la politica la fa far sentire la propria vicinanza a chi sta conducendo una battaglia sacrosanta, che sia un sindaco di destra o di sinistra. Dunque, il problema non è la presenza di Bersani in piazza, ma semmai l’assordante assenza della maggioranza di governo. Gli amministratori locali devono continuare la loro pressione sul governo affinché la manovra venga realmente modificata per ciò che riguarda i territori. Se Tremonti ha le idee chiare, formuli proposte concrete che, possibilmente, rispondano alle esigenze delle famiglie e delle imprese”.

La solidarietà ai sindaci da tutto il PD.

Già la scorsa settimana Davide Zoggia e Claudio Martini, presidente del Forum Politiche del territorio del Pd avevano valutato positivamente la anifestazione: “Bene l’Anci, che ha scelto di portare in piazza la protesta dei comuni. I tanto sbandierati tagli alla spesa pubblica presenti nella manovra si rifletteranno in un drastico svuotamento dei servizi erogati ai cittadini, e solo in minima parte sui ministeri e sulle strutture centrali dello Stato. E’ davvero strano che la Lega non si senta chiamata in causa da una tale macroscopica ingiustizia nei confronti degli amministratori locali, categoria di cui non ha perso occasione di farsi portabandiera in occasioni meno scomode”.
“Altro che autonomismo locale e federalismo… solidarietà ai sindaci e solidarietà ai cittadini!” dichiara oggi la senatrice del PD Mariapia Garavaglia. "Da due anni il governo avrebbe potuto trasferire, se solo l'avesse voluto, il 20% di Irpef, come chiedeva il movimento dei sindaci veneti. Invece, come è stato sottolineato da molti amministratori locali alla manifestazione di oggi, andiamo incontro a uno scenario disastroso e anche paradossale: le scuole, già tartassate dai tagli delle precedenti finanziarie, adesso s'apprestano a subire nuovi enormi disagi, con il taglio dei servizi integrativi che i comuni, a causa della manovra, non potranno più garantire. Viene da chiedersi che tipo di futuro la destra voglia dare all'Italia".

Antonio Rusconi, capogruppo Pd in Commissione istruzione fa sapere che "Come amministratore e ex vice presidente nazionale dei sindaci dei piccoli comuni sono in piazza coi sindaci che protestano contro la manovra finanziaria, contro questo federalismo alla rovescia che prevede pesanti tagli agli enti locali e che, soprattutto, sulla scuola costringerà molte famiglie a rivolgersi a sindaci e assessori per avere insegnanti di sostegno e per la copertura delle mense. Vergognoso poi è che perduri il patto di stabilità che punisce allo stesso modo comuni virtuosi o meno".

Il capogruppo Pd alla regione Lazio Esterino Montino in una nota ha comunicato l’adesione del Gruppo Pd alla protesta dei sindaci con una delegazione. Insomma Bossi non si è visto, il PD sì.

mercoledì 16 giugno 2010

SARDEGNA E SICILIA, VINCE IL CENTROSINISTRA

Elezioni amministrative in Sardegna: il centrosinistra conquista 6 province su 8 e vince i ballottaggi nei comuni. Anche in Sicilia vittoria a Gela, Enna e Milazzo. Bersani: “Una bella vittoria per il centrosinistra. Un en plein che non lascia discussioni". Lai (Pd): “Da Sardegna segnale politico al Paese”. Zoggia: “ Con proposte di governo serie e concrete si vince"  

Ballottaggi vittoriosi per il Pd nelle isole maggiori. In Sardegna si tornava a votare per eleggere i Presidenti di tre Province: Cagliari, Nuoro e Ogliastra e i sindaci di quattro comuni oltre i 15.000 abitanti: Iglesias,PortoTorres, Nuoro e Sestu. E abbiamo vinto in tutti i casi.

Graziano Milia e Roberto Deriu si sono riconfermati Presidenti rispettivamente delle province di Cagliari e Nuoro.
Clamorosa è stata la rimonta di Graziano Milia nel capoluogo di regione: ha battuto il candidato della coalizione di centro destra Giuseppe Farris che aveva chiuso il primo turno in vantaggio di 13 punti. Milia ha ottenuto il 52,42 per cento dei consensi (61.785 voti)..

A Nuoro: il Presidente uscente Roberto Deriu ha sconfitto Luigi Crisponi, candidato del centro-destra con il 51,5 per cento dei consensi contro il 48,5 di Crisponi.
In Ogliastra, dopo un lungo testa a testa, Bruno Pilia, sostenuto dal centrosinistra, con il 51,41 per cento delle dei voti ha avuto la meglio su Sandro Rubiu, del centro-destra che si è fermato al 48,58 per cento.
Sul fronte delle comunali, ad Iglesias Pierluigi Carta del centrosinistra, si è riconfermato sindaco con il 50,93 per cento delle preferenze contro il 49.06 dello sfidante Paolo Fogu sostenuto dal centrodestra. Centrosinistra vincente anche a Nuoro, dove Alessandro Bianchi ha trionfato con il (55,28 per cento) mentre Paolo Manca che si è fermato al 44,71 per cento. A Porto Torres il nuovo sindaco è Luigi Beniamino Scarpa alla testa di una coalizione di centrosinistra che ha battuto il sindaco uscente Luciano Mura, sostenuto, tra l'altro, anche dal Pd, con il 54,33 per cento delle preferenze. E a Sestu Aldo Pili vince con il 51,15%.
Anche in Sicilia vittoria nei ballottaggi per i sindaci di tre comuni: Enna, Gela e Milazzo.
A Gela, Angelo Fasulo è stato eletto sindaco, appoggiato da Pd, Mpa e due liste civiche. Ha preso il posto dell'europarlamentare ex sindaco del Pd, Rosario Crocetta ottenendo il 17.224 delle preferenze, pari al 54,16% dei voti. Fasulo ha vinto per la seconda volta il 'derby' interno al Partito democratico che lo ha visto contrapposto al compagno di partito Lillo Speziale, Presidente dell'Antimafia regionale, appoggiato da Udc e cinque liste civiche, ha ottenuto 14.580 voti, pari al 45,84% delle preferenze.
Ad Enna, Paolo Garofalo, sostenuto dal Pd e due liste civiche, è stato eletto sindaco, Al ballottaggio ha ottenuto 7.715 preferenze, ottenendo il 58,50% dei voti. Il suo rivale, Angelo Moceri, appoggiato da Pdl, Mpa e da una lista civica, ha ottenuto 5.473 preferenze, ottenendo il 41,50% dei voti.
Carmelo Pino è il nuovo sindaco di centrosinistra di Milazzo, nel Messinese. Sostenuto da Mpa, Pd e sei liste civiche, al ballottaggio ha ottenuto 8.949 preferenze, pari al 52,04% dei voti. L'altro candidato, l'uscente Lorenzo Italiano, appoggiato da Pdl, Udc e nove liste civiche, ha ottenuto 8.248 voti, pari al 47,96% delle preferenze.

"Una bella vittoria per il centrosinistra. Un en plein che non lascia discussioni". Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha commentato la vittoria dei candidati del Pd e del centrosinistra nelle maggiori isole.

Davide Zoggia, Responsabile enti locali del PD vede come fondamentali per le vittorie “Sia il recupero di Milia a Cagliari che la scelta degli apparentamenti a Nuoro. E la destra, partita spesso in vantaggio con i risultati del primo turno, evidentemente ha smarrito consensi e non ha convinto i sardi”.
Zoggia ha analizzato anche il dato siciliano: “Al successo in Sardegna, si aggiunge il buonissimo risultato conseguito dal Partito democratico in Sicilia, con la vittoria nei comuni. Ciò conferma da un lato della progressiva perdita di credibilità e di forza propulsiva da parte della destra e dall'altra delle enormi potenzialità che ha davanti a sè il Partito democratico", ha concluso Zoggia, "Che quando si presenta coeso, al fianco di alleati affidabili e forte di proposte di governo concrete e serie riesce ad essere vincente. Una giornata che fa davvero ben sperare per il futuro".

Silvio Lai, Segretario regionale del PD in Sardegna, è soddisfatto: “La Sardegna manda un segnale politico al Paese. Solo l’anno scorso il centrodestra avrebbe vinto in quasi tutte le 8 province al voto. Ma dopo un anno di governo disastroso i sardi hanno scoperto il gioco delle tre carte di Berlusconi e Cappellacci e riprendono a dare fiducia alle coalizioni di centrosinistra. E’ l’inizio da cui ripartire. Per il Pd, per il centrosinistra, è un segnale importante, un segnale di fiducia che dobbiamo far crescere e rafforzare già da subito, tutti insieme. Bisogna seguire la strada che abbiamo tracciato per queste elezioni e che i nostri elettori ci chiedono con forza di percorrere da tempo: unità nel Pd, coalizioni competitive e coese sui programmi. Queste – ha proseguito Lai - dovranno essere le nostre parole d’ordine da qui in avanti, solo così possiamo tornare ad essere credibili come alternativa e puntare a riprendere il governo della Regione. I nostri primi interlocutori dovranno essere quei tanti, troppi sardi che hanno disertato le urne. La bassa affluenza al voto è un segnale forte per tutta la politica isolana.”
Per Lai probabilmente anche le inchieste sull’eolico che hanno coinvolto il governatore Cappellacci e Denis Verdini hanno influito sul voto e sull’astensione, molto alta: “Sicuramente hanno inciso anche le ultime vicende di cronaca che hanno investito parte della politica e delle istituzioni isolane. Ma ha pesato però anche il disamore per le province, le cui funzioni vengono percepite forse poco chiaramente. Questa dovrà essere la sfida principale per gli eletti presidenti alle Province di centrosinistra: far percepire con chiarezza ai propri cittadini l’utilità reale delle province, con servizi che aiutino a migliorare la qualità della vita concreta e quotidiana, con al primo posto l’impegno per il lavoro che abbiamo scelto come nostra priorità”.

Soddisfatto dei risultati ottenuti dal Pd e dal centrosinistra in Sardegna e per l’ottimo risultato conseguito in Sicilia anche Nico Stumpo, responsabile Organizzazione del Pd. “Questa tornata elettorale segna una pesante sconfitta per la destra e premia il buon governo del centrosinistra e una politica delle alleanze che ha convinto le elettrici e gli elettori. Il centrodestra –ha commentato Stumpo - che un anno fa in Sardegna aveva vinto le regionali e che appariva in vantaggio in molte realtà al primo turno, è stato abbandonato dal suo elettorato. Il Pd è tornato competitivo con le sue proposte di governo”.

sabato 12 giugno 2010

Bersani: "Manifestazione nazionale del PD al Palalottomatica il 19 giugno"


Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, annuncia la Manifestazione nazionale del Pd per sabato 19 giugno al Palalottomatica di Roma. Ha rivolto un invito ad esserci "per un'altra politica economica, per la crescita e il lavoro, contro una manovra ingiusta e sbagliata, per dare voce a tutti i protagonisti sociali colpiti dalle scelte del governo. Vieni anche tu, facciamoci sentire!". Tutti al Palalottomatica allora “per il lavoro, l'equità fiscale, la scuola. Per dire il nostro no a una manovra che colpisce i soliti noti e non contiene alcuna misura per la crescita. Per questo ha fatto bene il segretario Bersani, a mobilitare il Partito Democratico per il prossimo 19 giugno" dice Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati PD. E il 19 un posto speciale sarà riservato “al mondo della scuola, smantellato da tagli e scelte miopi e pericolose per il futuro del Paese” dichiara Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria nazionale del Pd.

“Il Pd da tempo denuncia con forza che la manovra da 24 miliardi di euro viene scaricata per 15 miliardi, ossia più della metà, su Regioni, Province e Comuni, e che questo si tradurrà in tagli a catena sulle risorse destinate alla scuola. Per la prima volta in molte regioni i bambini che usciranno dall’asilo nido non troveranno posto nella scuola dell’infanzia. Per questo invitiamo insegnanti, studenti e genitori, a partecipare all’iniziativa del Pd contro la manovra. Sarà una occasione importante per dire no al Paese che sta disegnando per noi il governo della destra, un Paese che non investe sulla crescita reale, che danneggia il futuro delle giovani generazioni e ricaccia le donne a casa”.

No a questa manovra con proposte alternative, chiediamo di tornare ad investire sulla conoscenza diffusa e sull'istruzione pubblica di qualità per dimezzare i tassi di dispersione scolastica e triplicare il numero di laureati, come chiedono gli obiettivi di Europa 2020. Chiediamo di sottrarre dai vincoli del patto di stabilità le spese d'istruzione e gli investimenti per l'edilizia

scolastica. “Sono queste solo alcune delle proposte che porteremo il 19 giugno al Palalottomatica ed è su questo che, insieme a tantissimi cittadini, sfideremo governo e maggioranza” conclude la Puglisi. Davide Zoggia, responsabile Enti Locali della segreteria del Pd ricorda come la manifestazione nazionale per un'altra politica economica, per la crescita e il lavoro e per dare voce a chi è colpito dalle scelte del governo sarà anticipata da altre iniziative. Con un obiettivo: far sì che il Parlamento “ascolti la voce dei comuni italiani, che anche oggi attraverso il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, denunciano l’insostenibilità della manovra. Nonostante le false rassicurazioni del governo, la manovra presentata alle Camere chiede ai comuni un contributo doppio rispetto a quanto annunciato. Un provvedimento che, di fatto, li condanna alla paralisi con pesanti ricadute sulla qualità dei servizi ai cittadini. Il Partito democratico boccia questa manovra che, oltre ad essere iniqua, è in assoluta contraddizione con le politiche del federalismo fiscale, perché scarica oltre la metà del peso del provvedimento sugli enti locali. È l’ennesima prova che i proclami leghisti sono solo propaganda”.

venerdì 4 giugno 2010

IL CENTROSINISTRA CRESCE

I risultati delle elezioni amministrative in Sardegna, Sicilia e Trentino Alto Adige confermano l'inversione di tendenza che si era manifestata un anno fa alle elezioni regionali e la bontà delle scelte fatte sia nelle candidature sia nella costruzione delle alleanze


Tre a due per il centrosinistra e tre province al ballottaggio. Questo è il risultato delle elezioni amministrative che hanno coinvolto la Sardegna domenica e lunedì scorsi. Discorso più complicato in Sicilia: sono andati al voto una quarantina di comuni tra cui Enna, dove il centrosinistra, nonostante abbia ottenuto il doppio dei voti degli avversari, è costretto al ballottaggio. Il Pd, alleato del SVP, si conferma in quasi tutte le amministrazioni locali nel voto del Trentino Alto Adige.

Anche in queste elezioni amministrative sono state caratterizzate dal forte astensionismo che ha toccato valori molto alti in Sardegna e più contenuti in Sicilia. A Cagliari è stato registrato un calo del 15% rispetto a cinque anni fa passando dal 62% al 47%; a Nuoro il segno meno è stato pari al 5%, dal 70,6% del 2005 al 65,1% di ieri.

A Sassari si confermata Alessandra Giudici Fogu che con il 50,7% ha sconfitto al primo turno Mariano Mameli che ha raggiunto il 41%. Nel Medio Campidano è stato Fulvio Tocco, col 55,3% ad essere eletto presidente della Provincia così come Salvatore Cherchi col 50,35%e ha vinto nel Carbonia-Iglesias. Saranno necessari i ballottaggi per conoscere i risultati definitivi nelle province di Cagliari, Nuoro e Ogliastra.
Per quanto riguarda i comuni, a Sassari, il sindaco uscente di centrosinistra, Gianfranco Ganau è stato confermato con quasi il 66% dei consensi migliorando di 8 punti il risultato di 5 anni fa. Il centrosinistra ha vinto anche a Sanluri, Tempio Pausania e Tortolì. Ballottaggi a Nuoro e Iglesias.
Per Davide Zoggia, responsabile Pd degli Enti locali, “i primi risultati che arrivano dal voto amministrativo della Sardegna sono certamente positivi: il centrosinistra cresce e inverte la tendenza che si era manifestata un anno fa alle elezioni regionali e questo conferma la bontà delle scelte fatte sia nelle candidature che nella costruzione delle alleanze. In molte province siamo avanti e ci aspettiamo un successo al primo turno in altre importanti realtà si andrà al ballottaggio dove potremo far valere le nostre idee e le nostre proposte di sviluppo della Sardegna che, con il governo regionale di Castellacci e della destra conosce una stagione di difficoltà, di scandali e di immobilismo”.
Per Silvio Lai, segretario regionale del Pd in Sardegna “le coalizioni di centrosinistra tornano ad essere competitive dopo la pesante sconfitta dell’anno scorso. Con i dati delle regionali del 2009 avremmo consegnato 7 province alla destra. La politica delle alleanze e delle coalizioni messa in campo dal Pd e dal Cs è riuscita ad invertire la tendenza e ad aumentare il consenso e oggi vinciamo per tre province a due e siamo molto fiduciosi di ottenere un risultato positivo ai ballottaggi dove si potranno riunire situazioni che, anche per la peculiare natura delle elezioni provinciali, sono andate disgiunte. L’importanza delle coalizioni è tale che se solo l’Udc, all’opposizione in Parlamento, fosse stata con noi avremmo vinto in tutte le otto province subito.
Il Pd è di gran lunga il primo partito sardo e quando -ad operazioni ultimate- sommeremo i dati delle liste civiche vedremo che abbiamo aumentato i consensi ovunque.
Anche senza aspettare i ballottaggi, il dato più significativo e incontrovertibile adesso è certamente la bocciatura del centrodestra e della Giunta Cappellacci da parte dei sardi.
Il disastro del Pdl che crolla ovunque fa riflettere e significa solo una cosa, che le bugie hanno le gambe corte e dopo un solo di anno di malgoverno i sardi hanno punito il partito del Governatore. Tantissimi sardi che in buona fede avevano dato fiducia al Governo Berlusconi hanno tirato le somme di un anno di prese in giro e di sottrazione di risorse.
Ora noi dobbiamo saper parlare anche a quegli elettori e a tutti quei cittadini che, disgustati proprio dallo spettacolo emerso in quest’ultimo periodo, hanno disertato le urne. Vogliamo tornare ad essere un’ alternativa credibile per tutti quei cittadini e chiedere il loro voto.
Sentiamo una responsabilità enorme. Vogliamo partire dall’impegno preso una settimana fa. Il Pd è il partito del lavoro e siamo impegnati con i nostri eletti a realizzare il nostro patto per il lavoro nei primi 100 giorni di amministrazione”.

Il Pd si conferma in Trentino Alto Adige. Nella regione Trentino Alto Adige i candidati e le liste del Partito Democratico, hanno ottenuto significative affermazioni confermandosi anche nei comuni chiamati al voto nel turno di ballottaggio svoltosi domenica 30 maggio.

Infatti dopo i positivi risultati ottenuti nel primo turno, a Bolzano con la rielezione del sindaco uscente Luigi Spagnolli e l’elezione dei sindaci: Giorgio Dossi a Brentonico, Vittorio Fravezzi a Drò e Adalberto Mosaner a Riva del Garda, sono arrivate le affermazioni nei comuni di Laives con Liliana Di Fede che ha ottenuto il 61,4%, di Ala con Lugino Peroni espresso dal PD, Arco con Paolo Mattei, a Mori dove è stato eletto Roberto Caliari, e Rovereto che ha eletto il giovane Andrea Miorandi, sostenuto da PD, UPT, PATT e Civica.
Il Partito Democratico ha inoltre sostenuto l’elezione del sindaco di Merano Januth Gunther della SVP e di Storo dove è stato eletto Vigilio Giovanelli.
“Accolgo con soddisfazione i risultati delle elezioni comunali in Trentino e in particolare quello di Rovereto, che ha visto il Pd prevalere con Andrea Miorandi sul centrodestra”. Lo ha dichiarato Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Partito Democratico. “L’affermazione trentina consentirà l’avvio di un’azione riformatrice per il governo dei territori insieme alle moltissime realtà locali che il centrosinistra già governa in questa regione”. “Voglio ringraziare – ha concluso Zoggia – gli organi dirigenti, i militanti e gli elettori del Pd per l’unità e la serietà dimostrate e perché hanno reso possibile, insieme ai candidati, questi positivi risultati”.

martedì 1 giugno 2010

Giovani al lavoro? Sempre meno

Dati, dati e ancora dati. Sono quelli diffusi dall'ISTAT oggi sull'occupazione: lavorano sempre meno giovani, poche donne, pochi uomini. In un anno i posti di lavoro persi sono oltre 300.000.
Ma di giovani, donne e disoccupati il governo non si interessa.

I dati dell'Istituto Nazionale di Statistica, confermano l'emergenza lavoro: la disoccupazione continua a salire e il tasso raggiunto nell'aprile è all'8,9%, livello più alto mai raggiunto dal 2001. Nello stesso mese, sono stati 370mila i posti di lavori persi. Non si arresta la crescita del tasso di disoccupazione giovanile che registra i dati più allarmanti: ad aprile è pari al 29,5%. L'Istat sottolinea che si tratta del dato più elevato da quando esistono le serie storiche mensili, ovvero dal 2004.

Giuseppe Fioroni, Responsabile Pd dell'Area Welfare ricorda come appena ieri c'è stato "l’allarme del Governatore della Banca d’Italia Draghi, oggi i numeri dell’Istat: in Italia un giovane su tre è senza lavoro, la disoccupazione giovanile rilevata ad aprile è al 29,5% con un aumento di 1,4% rispetto al mese precedente, cosa altro aspetta il governo per occuparsene? Mentre il Parlamento è in ostaggio giorno e notte del decreto sulle intercettazioni e di altre questioni di sicura urgenza per pochi e di rilevante danno per tutti, nessuno sembra preoccuparsi dell’unica, vera emergenza nazionale: il lavoro dei giovani".

Per questo Fioroni annuncia: "Presenteremo emendamenti chiari alla manovra per favorire la crescita,
l’occupazione e l’equità trovando risorse a carico dei soliti furbi che sin qui l’hanno fatta franca aiutati da scudi di vario genere, da quello fiscale a quello Mondadori: e qui, questo è certo, troveremo risorse infinitamente più grandi di quelle che il governo sta sottraendo ai docenti italiani già in grandissima sofferenza. Su questi temi il Pd sfiderà il governo e su questi temi valuteremo le loro vere intenzioni".

Riportiamo le stime, dati che è bene leggere con attenzione, ripartite tra: occupati, persone in cerca di occupazione, disoccupati, giovani disoccupati, inattivi, occupazione e disoccupazione maschile e femminile.

• Secondo l’Istat, il numero di occupati ad aprile 2010 è pari a 22 milioni 831 mila unità (dati destagionalizzati, vale a dire depurati dalle fluttuazioni stagionali), quindi inferiore dell’1,3 per cento (-307 mila unità) rispetto ad aprile 2009. Il tasso di occupazione è pari al 56,9 per cento, inferiore di 0,9 punti percentuali rispetto ad aprile dell’anno precedente.





• Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta pari a 2 milioni 220 mila unità, in crescita dell’1 per cento (+21 mila unità) rispetto al mese precedente e del 20,1 per cento (+372 mila unità) rispetto ad aprile 2009.





• Il tasso di disoccupazione si posiziona all’8,9 per cento, più elevato di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2009.





• Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 29,5 per cento, con un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2009.

• Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni ( ovvero coloro che otre a non far parte della forza lavoro, non sono neanche in cerca di occupazione) è pari a 14 milioni 810 mila unità, con un aumento dello 0,1 per cento (+9 mila unità) rispetto ad aprile 2009. Il tasso di inattività è pari al 37,5 per cento (-0,2 punti percen-tuali rispetto al mese precedente e 0,1 punti percentuali rispetto ad aprile 2009.

• Ad aprile 2010 l’occupazione maschile è pari a 13 milioni 613 mila, in riduzione dell’1,9 per cento (-263 mila unità) rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente. In percentuale risulta pari al 67,6 per cento invariato nell’ultimo mese e in calo di 1,4 punti percentuali negli ultimi dodici mesi.

L’occupazione femminile è pari a 9 milioni 218 mila unità, in calo dello 0,5 per cento (-44 mila unità) rispetto ad aprile 2009. Il tasso di occupazione femminile ad aprile è pari a 46,1 per cento, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto ad aprile 2009.

• La disoccupazione maschile raggiunge, ad aprile, un livello pari a 1 milione 190 mila unità, in aumento del 2,7 per cento (+31 mila unità) rispetto al mese precedente e del 27,6 per cento (+257 mila unità) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il tasso di disoccupazione maschile è uguale all’8 per cento, in crescita sia rispetto marzo (+0,2 punti percentuali) sia rispetto ad aprile 2009 (+1,7 punti percen-tuali).

• Il numero di donne disoccupate è pari a 1 milione 29 mila unità, con un calo dello 0,9 per cento rispetto a marzo (-10 mila unità) e un aumento del 12,5 per cento rispetto ad aprile 2009 (+115 mila unità). Il tasso di disoccupazione femminile è pari al 10 per cento, in aumento rispetto al mese di aprile 2009 (+1,1 punti percentuali).

La lettura dei dati trova concordi i democratici: puntiamo il dito soprattutto sull’emergenza nazionale del lavoro giovanile, sottovalutata dal governo, impegnato giorno e notte a lavorare su processi, intercettazioni, protezioni per i pedofili...ma non sulla crisi economica.

"Il nodo occupazione sta arrivando al pettine. A questi dati va aggiunto il peso della cassa integrazione che, al momento, contiene nuovi potenziali disoccupati - accusa Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera - insistiamo, la manovra finanziaria deve avere anche una quota di risorse destinata alla difesa dell’occupazione. Chiediamo di trasferire le risorse inutilmente stanziate per favorire la stipula di contratti di produttività aziendali, che come è noto sono l’ultimo pensiero di aziende e lavoratori in tempo di crisi, verso la diminuzione del costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire il passaggio dalle flessibilità alla stabilità del lavoro per i giovani". Purtroppo la manovra di Tremonti va in tutt’altra direzione.

"Nella manovra di Tremonti la parola giovani non appare neanche una volta. E le conseguenze di questi due anni governo della destra non possono essere che quelle rilevate oggi dall’Istat" fa notare Francesco Boccia della presidenza del gruppo Pd alla Camera.

E’ entrato nel merito a pieno titolo, Fausto Raciti, Segretario nazionale dei Giovani democratici : "Capiamo che la vicenda non possa interessare il quarto uomo politico più ricco del mondo, ma i dati diffusi dall’Istat in merito alla disoccupazione giovanile dovrebbero indurre il presidente del Consiglio ad una riflessione seria. Il lavoro, presente e futuro delle giovani generazioni – ha continuato Raciti - andrebbero garantiti favorendo politiche per la crescita, investendo su ricerca e innovazione, facendosi alfieri nella Ue dell’attuazione di un Piano Europeo per il Lavoro, finanziato con gli eurobonds. Il governo attuale, invece, a partire dalla finanziaria di Tremonti e dal "Collegato lavoro" di Sacconi continua ad attuare politiche di precarietà, di tagli indiscriminati, di elisione di diritti e tutele, in particolar modo nel mezzogiorno".

Ha concluso Raciti: "Rispetto a tutto ciò crediamo sia giunto il momento che il premier, dopo 16 anni di spot, prenda atto del fallimento netto, irreversibile, della propria azione di governo e faccia un passo indietro. Le sue dimissioni sarebbero l’unico, vero, atto d’amore che potrebbe produrre per l’Italia".