
Si invitano tutti i tesserati il giorno sabato 27/11/2010 a partecipare, presso la sede del Partito Democratico Lenola in via Corso Vittorio Emanuele, ai lavori per il congresso provinciale e, a seguire,per il congresso locale, per eleggere i nuovi segretari.
Programma
Ore 15:00 Apertura dei lavori per il congresso provinciale e introduzione sulle modalità di svolgimento ad opera del segretario locale
Ore 15:30 Inizio delle votazioni per eleggere il nuovo segretario provinciale
Ore 18:30 Chiusura delle votazioni e scrutinio delle schede
Ore 19:00 Apertura dei lavori per il congresso locale e proposte di candidatura
Ore 19:30 Votazione sulle proposte di candidatura con successiva elezione del nuovo segretario locale.
Le mozioni dei candidati alla segreteria provinciale
Enrico Forte, Nazzareno Ranaldi, Raffele Viglianti e Salvatore La Penna sono i candidati alla segreteria provinciale del PD Latina. Le loro mozioni sono la nostra ricchezza ed in ordine di presentazione le riportiamo integralmente.
ENRICO FORTE: Il nostro Paese sta attraversando una fase di grande difficoltà, innanzitutto dei cittadini e delle famiglie che sono alle prese con la crisi economica, con i problemi del lavoro, della precarietà, della difficoltà di soddisfare primarie esigenze. La maggioranza di governo dopo aver irresponsabilmente sottovalutato la crisi, ha varato una manovra economica pesantissima con tagli per la scuola, le Regioni e gli enti locali che si tradurranno in meno servizi per i cittadini, si colpiranno le fasce sociali più deboli ma anche il ceto medio. Questi tagli non sarebbero stati necessari se il Governo avesse tassato il rientro di capitali come gli altri Paesi europei, invece di applicare un’aliquota del 5%. Il Federalismo fiscale è pensato dalla Lega per disgregare l’Italia e avrà costi esorbitanti, non sopportabili. La maggioranza uscita dalle urne del 2008 non c’è più a causa del doppio fallimento politico e di governo. Prima le dimissioni di tre ministri e lo sbando che ne è conseguito per l’emergere di inchieste su fatti gravissimi che coinvolgono esponenti politici della PdL. Poi la rottura politica tra Berlusconi e Fini e la nascita dei gruppi parlamentari autonomi di Futuro e Libertà e il venir meno della maggioranza parlamentare di Berlusconi ha aperto una crisi politico istituzionale ancora latente ma che può esplicitarsi in ogni momento, ai partire dai temi della giustizia, unica preoccupazione del Capo del Governo. Il PdL è ormai una formazione politica superata e il Governo è logorato tra tentativi di provvedimenti che limitano la libertà di informazione ed altri che garantiscono l’immunità personale al Premier. E’ necessario per il bene dell’Italia che Berlusconi si dimetta e si vari un governo con obiettivi limitati e precisi prima di andare al voto: legge elettorale che ridia ai cittadini il potere di scelta dei parlamentari e sistema elettorale che garantisca il bipolarismo.Occorrono provvedimenti economici per sostenere le aziende e le famiglie in questa fase difficilissima e che continua a colpire tanti cittadini e in particolare le aree più in difficoltà come il Mezzogiorno.
A livello provinciale il PdL sta attraversando una fase di caos politico che riproduce quello nazionale, con in più l’emergere di dalle inchieste giudiziarie dei condizionamenti della criminalità in tante realtà della nostra provincia come Latina, Sabaudia, il sud pontino insieme alle responsabilità politiche del centrodestra oltre ai coinvolgimenti personali di esponenti politici. Ci apprestiamo a votare in Comuni importantissimi della nostra Provincia, compreso Latina. Di fronte a questo scenario il PD ha scelto responsabilmente nell’assemblea di luglio di eleggere il Segretario Provinciale per essere nel pieno della sua capacità di direzione politica e di preparare i congressi dell’autunno. Esprimiamo apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto dal Segretario Provinciale Claudio Lecce che in una fase difficile ha garantito al partito confronto ed iniziativa politica in particolare su temi come la sanità e la criminalità. Molto bene è andata per partecipazione e qualità delle iniziative la festa provinciale del partito. Il Pd deve rafforzare la sua azione di rilancio con iniziative che affrontino le gravi crisi ed emergenze nazionali e locali. Il nostro territorio corre rischi enormi come quello sulla criminalità ed è inqualificabile la proposta di azzerare il Parco degli Ausoni per aprire la strada alle speculazioni criminali sul lago di Fondi. Il tema del nucleare minaccia di condizionare le nostre possibilità di sviluppo futuro e deve essere respinta la costruzione di nuove centrali nella nostra provincia. La Regione Lazio deve confrontarsi con i territori che reclamano spazio e rappresentanza dentro una grande Regione, la seconda in Italia, che pensiamo policentrica, capace di creare un sistema regionale di sviluppo che veda protagoniste le province, che dia spazi e rappresentanza ai territori e alle donne. La Regione Lazio deve accelerare il processo di decentramento di deleghe, funzioni e poteri alle Province e ai Comuni.
Dobbiamo contrastare la demagogia della piccola Regione del Lazio sud. La sanità della nostra provincia è sotto attacco del governo regionale. Le macroaree di accorpamento con Roma serviranno a scaricare sulle province gli esuberi di posti letto e il deficit delle AUSL Romane. La chiusura degli ospedali di Sezze e di Gaeta, il declassamento del DEA di II livello di Latina e i tagli pesanti alla sanità privata accreditata sono ingiustificati in una ASL che non produce deficit e perciò sono inaccettabili. Le imprese del nostro territorio chiudono e non abbiamo alcuna certezza che i progetti approvati e pronti ad essere cantierati per le grandi infrastrutture come la Roma-Latina e la bretella Campoverde -Cisterna Valmontone vengano finanziati. Il congresso provinciale è l'occasione insieme ai congressi di circolo l'occasione per valorizzare il confronto e il pluralismo che sono la ricchezza del PD insieme al suo patrimonio di militanti ed amministratori, per costruire una grande forza di centrosinistra capace di interpretare le aspettative di cambiamento e di nuovo governo dei territori.
Partito Democratico, credibile alternativa di governo
Di fronte al disorientamento generale del Paese e nella nostra provincia, il Partito Democratico deve saper essere in campo per promuovere un’alternativa di governo. Dopo l’entusiasmo prodotto al momento della sua formazione, il PD deve dimostrare di essere all’altezza delle attese che aveva suscitato: essere insieme un nuovo soggetto politico erede delle culture riformiste, ma discontinuo rispetto alle forme precedenti ed una credibile alternativa di governo. Oggi il suo compito primario (e di tutta l’opposizione) è tornare a misurarsi con la costruzione di una società a misura delle persone, più equa, capace di resistere all’ideologia del mercato, professata a lungo dal governo e dal ministro del Tesoro, che ha accresciuto le disuguaglianze e peggiorato la qualità nella vita dei cittadini. E’ compito dei partiti nelle istituzioni riguadagnare autorevolezza e credibilità con la trasparenza e la competenza, per essere riferimento delle istanze e delle aspirazioni di tutti; è compito della classe dirigente del PD essere all’altezza della sfida. L’azione del Partito Democratico deve agire per riaffermare fra i cittadini, i valori ed i principi espressi nella Costituzione e l’applicazione che ne è stata fatta nella storia repubblicana. A livello nazionale il Pd nell’immediato deve battersi per: 1 una nuova legge elettorale per il parlamento, maggioritaria, con elezione in collegi uninominali, per ridare libertà ed ancoraggio territoriale alla sede privilegiata della democrazia;2 la riforma federale dello Stato attenta all’indivisibilità del Paese e alla coesione sociale, nella convinzione che dal maggiore ruolo e responsabilità nella gestione della spesa pubblica delle regioni e delle province si possa conseguire una migliore risposta alle esigenze dei cittadini. Il trasferimento dei beni demaniali dallo Stato alle regioni e agli enti locali dovrà avvenire salvaguardandone la conservazione e a tutela del territorio;3 il trasferimento di competenze, funzioni e risorse dalle regioni a province e comuni; 4 una riforma del welfare che estenda a tutti i cittadini le tutele sociali, a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro;5 una politica economica orientata alla creazione di lavoro, con la valorizzazione della piccola e media impresa, che rappresenta la spina dorsale della nostra comunità che deve essere al centro delle politiche di sviluppo e di modernizzazione del Paese.
Gli effetti prodotti dalla manovra del governo di contenimento della spesa pubblica provocheranno anche nel Lazio un forte ridimensionamento della crescita. L’indice di disoccupazione e degli inattivi, come prevedibile, continua ad aumentare, come cresceranno gli squilibri interni alla regione, ove l’economia della provincia romana produce più dei 2/3 dell’intero reddito. Il motore dello sviluppo romanocentrico degli anni 1995 – 2006 è inceppato; esso era incentrato sull’edilizia e la spesa pubblica, che consentirono al sistema bancario di sostenere la nascita e l’affermazione di un tessuto d’imprese della new economy. La necessità di riattivare un meccanismo di sviluppo deve essere soddisfatta dando rapida attuazione alla legge regionale sul piano casa e alle infrastrutture finanziate nel rispetto degli strumenti urbanistici che la Capitale e le province si sono dati.
Gli effetti prodotti dalla manovra del governo di contenimento della spesa pubblica provocheranno anche nel Lazio un forte ridimensionamento della crescita. L’indice di disoccupazione e degli inattivi, come prevedibile, continua ad aumentare, come cresceranno gli squilibri interni alla regione, ove l’economia della provincia romana produce più dei 2/3 dell’intero reddito. Il motore dello sviluppo romanocentrico degli anni 1995 – 2006 è inceppato; esso era incentrato sull’edilizia e la spesa pubblica, che consentirono al sistema bancario di sostenere la nascita e l’affermazione di un tessuto d’imprese della new economy. La necessità di riattivare un meccanismo di sviluppo deve essere soddisfatta dando rapida attuazione alla legge regionale sul piano casa e alle infrastrutture finanziate nel rispetto degli strumenti urbanistici che la Capitale e le province si sono dati.
Nel Lazio il rafforzamento del presidenzialismo con l’elezione diretta non ha prodotto quegli elementi di stabilità che pure ha dato l’elezione dei sindaci. Il disastroso inizio della Giunta Polverini ed il voltafaccia degli impegni assunti, nella campagna elettorale sulla sanità, a pochi mesi dallal sua elezione, penalizzando i territori provinciali, debbono spingerci ad un impegno in Consiglio Regionale per costruire proposte che riaggreghino il campo dei riformisti per un nuovo regionalismo che punti ad una politica di sviluppo sostenibile, renda pronta la Regione all’attuazione della legge sul federalismo fiscale, riduca gli sprechi e non si sottragga ad una verifica dei risultati della riforma delle società regionali, anche prevedendo l’ulteriore riduzione.
L’inscindibile strategia di riforma e sviluppo
La Regione Lazio ha nella riforma dell’ordinamento uno dei pochi sentieri che può farla crescere. La modernizzazione della sua organizzazione interna, la valorizzazione delle autonomie e delle comunità locali della partecipazione delle associazioni dei cittadini nel campo dei servizi, secondo i principi della sussidiarietà, la cultura del territorio sono riconosciuti fattori di crescita dell’iniziativa economica, a cui bisogna ispirarsi, per uno sviluppo sostenibile. In conseguenza il Pd in Consiglio Regionale dovrà farsi portatore di provvedimenti che realizzino:1 la riforma dello Statuto con l’obbligo di veder rappresentate nella Giunta tutte le Province ed avviare una nuova fase costituente per salvaguardare la sua unità territoriale e politica, in presenza delle funzioni straordinarie assegnate alla Capitale;2 l’approvazione di una nuova legge elettorale, con l’abolizione del listino, la formazione di circoscrizioni elettorali più piccole con collegi sulla falsariga delle elezioni provinciali (al fine di limitare il peso e gli esorbitanti costi che debbono sostenere i candidati nella circoscrizione romana), la realizzazione del riequilibrio di genere che nel caso dell’elezione dei consiglieri regionali con il sistema delle preferenze potrà essere ottenuto con la doppia preferenza (un uomo e una donna);3 definire una legge quadro regionale che regoli il rafforzamento dei poteri amministrativi di Roma (art.24 legge 42/2010), in relazione alla costituzione della Città metropolitana, sia per evitare che questa, non opportunamente inserita in un processo di riforma dell’intera regione, sia occasione di ricorrenti conflitti con le competenze regionali, con danni incalcolabili per la Capitale e le popolazioni del Lazio;4 favorire l’integrazione ed i rafforzamento dei territori a nord e sud della regione, sulla base di un meccanismo premiale e d’incentivazione in termini di risorse e di priorità per i progetti a carattere interprovinciale;5 trasferire funzioni e risorse alle province e ai comuni per evitare che si consolidi la creazione di un neocentralismo regionale e si possa procedere al rafforzamento del ruolo degli enti locali, rilanciando per la regione oltre alla competenza legislativa le funzioni di indirizzo e di programmazione.
Accanto a riforme istituzionali ed elettorali, vanno perseguite politiche specifiche per investimenti in reti, servizi, infrastrutture, dislocazioni di centri d’eccellenza; vanno introdotti meccanismi virtuosi di razionalizzazione e di erogazione delle risorse, vanno praticate la semplificazione degli interventi legislativi e la radicale spoliazione delle attività di gestione amministrativa. Nel lungo passaggio di questa gravissima crisi economica, la politica di bilancio dovrà prevedere il coinvolgimento del capitale privato e seguire quattro linee: lotta all’evasione fiscale, liberalizzazioni (di competenza regionale ed inerenti soprattutto il terziario), formazione ed investimenti in settori quali la diffusione della banda larga, la mobilità e la logistica, il risparmio nel costo del’energia.All’interno di una lettura approfondita dei fatti degli ultimi mesi, di un contesto lacerato di relazioni civili e sociali, di un disamina anche impietosa degli errori compiuti, si colloca lo spazio della ripresa d’iniziativa da parte del Partito Democratico. L’esito delle recenti elezioni regionali è solo l’ultima tappa di una china discendente nei consensi del Pd, ancor più amara alla fine di una competizione con una coalizione priva della lista più competitiva, nella circoscrizione più grande. Né la tenuta del centrosinistra a Roma, né alcune limitate eccezioni come la vittoria di Nicola Zingaretti nel 2008 ed il ruolo da questi assolto nel dibattito politico, compensano, a due anni dalla sconfitta in Campidoglio, la perdita della guida in una Regione, da sempre crocevia della vita pubblica nazionale. Questa volta (e ce n’erano le condizioni) non siamo riusciti ad interrompere questo andamento e cosa ancor più grave non siamo riusciti a fermare quel divario di consensi al centrodestra nelle province fuori Roma e la Capitale. Una forbice che non accenna a restringersi: dobbiamo superare le ragioni per cui la grande maggioranza dei cittadini delle province vota per istanze che si rifanno al populismo e seguano con interesse anacronistiche proposte di separatismo da Roma. Il PD ha pagato duramente tante debolezze, dopo le dimissioni del Presidente: l’aver subito e non scelto la candidatura alla Presidenza, l’assenza di un quadro certo di alleanze fino alla vigilia della campagna elettorale, la rinuncia alla propria sfera di autonomia, dichiarando nei fatti la resa alle dinamiche nazionali, incredibilmente lontane dalla comprensione del valore strategico del confronto nel Lazio.La provincia di Latina attraversa una fase di grande fermento politico, densa di attese per un cambiamento che manca da troppi anni.e per questo dobbiamo iniziare a lavorare affinchè il congresso sia occasione per: 1 rafforzare contenuti e prospettive per un nuovo inizio, per definire con nettezza il profilo politico, culturale e programmatico del PD e per portare a compimento la fase costituente;2 realizzare la revisione di forme ed obiettivi nell’organizzare il partito ai fini della selezione della dirigenza e delle candidature. Occorre che una nuova classe dirigente provinciale si formi sulla conoscenza delle problematiche delle comunità e per la capacità di avanzare proposte per tutto il territorio provinciale. Finchè saremo legati ciascuno alla propria realtà locale, non si potrà avere un vero partito provinciale e una nuova leva di rappresentanza politica forte e credibile per una stagione di governo del centrosinistra. Il PD ce la farà se sarà interprete di una svolta: apertura ai talenti presenti nella società, recupero della motivazione volontaria dell’agire politico, liberazione di energie, pluralità di accessi alla partecipazione. 3 un PD, partito delle autonomie, di persone e comunità protagoniste della politica, che elabori in vista dei congressi linee programmatiche su cui i Democratici s’incontrino e si aggreghino con scelte di merito che siano sintesi dei diversi orientamenti nell’interesse dei territori e delle popolazioni. 4 un partito di iscritti presenti e di elettori che, nel rispetto dei ruoli, ‘producano’ politica di base, senza dover far parte degli organi, possano frequentare i circoli senza dover essere autorizzati da qualcuno;5 un Pd in cui esista la rigorosa applicazione dei criteri d’incompatibilità e di rispetto del numero dei mandati, per favorire l’assunzione di responsabilità al numero più ampio possibile d’iscritti; 6 un partito che impedisca l’ipertrofia degli organi che produce l’egemonia di pochi e la frustrazione di molti e l'approvazione del regolamento per i congressi è stata un'occasione persa;7 il PD nella fase di avvicinamento al Congresso attivi tutte le opportunità di confronto e di partecipazione dopo quella fella festa provinciale a settembre; l’istituzione della consulta degli amministratori e delle consulte provinciali di settore affinchè le proposte del partito siano il frutto di un confronto largo e in grado di essere rappresentate e proposte unitariamente a tutti i livelli; il partito dovrà essere per dirigenti politici e amministratori luogo di approfondimento e di elaborazione delle proposte politiche e delle risposte da dare alle esigenze dei cittadini. L’articolazione peculiare della nostra provincia dovrà vedere rafforzata l’azione a livello comprensoriale attraverso un’organizzazione del partito che sulle politiche di area vasta veda impegnati e protagonisti i circoli di riferimento: area nord, monti Lepini, Latina, area centro e area sud saranno ambiti di coordinamento e rafforzamento dell’azione politica del partito sul territorio in sinergia con il partito provinciale. I circoli dovranno essere sviluppati per aree tematiche e in ambiti di lavoro e impegno sociale.
Accanto a riforme istituzionali ed elettorali, vanno perseguite politiche specifiche per investimenti in reti, servizi, infrastrutture, dislocazioni di centri d’eccellenza; vanno introdotti meccanismi virtuosi di razionalizzazione e di erogazione delle risorse, vanno praticate la semplificazione degli interventi legislativi e la radicale spoliazione delle attività di gestione amministrativa. Nel lungo passaggio di questa gravissima crisi economica, la politica di bilancio dovrà prevedere il coinvolgimento del capitale privato e seguire quattro linee: lotta all’evasione fiscale, liberalizzazioni (di competenza regionale ed inerenti soprattutto il terziario), formazione ed investimenti in settori quali la diffusione della banda larga, la mobilità e la logistica, il risparmio nel costo del’energia.All’interno di una lettura approfondita dei fatti degli ultimi mesi, di un contesto lacerato di relazioni civili e sociali, di un disamina anche impietosa degli errori compiuti, si colloca lo spazio della ripresa d’iniziativa da parte del Partito Democratico. L’esito delle recenti elezioni regionali è solo l’ultima tappa di una china discendente nei consensi del Pd, ancor più amara alla fine di una competizione con una coalizione priva della lista più competitiva, nella circoscrizione più grande. Né la tenuta del centrosinistra a Roma, né alcune limitate eccezioni come la vittoria di Nicola Zingaretti nel 2008 ed il ruolo da questi assolto nel dibattito politico, compensano, a due anni dalla sconfitta in Campidoglio, la perdita della guida in una Regione, da sempre crocevia della vita pubblica nazionale. Questa volta (e ce n’erano le condizioni) non siamo riusciti ad interrompere questo andamento e cosa ancor più grave non siamo riusciti a fermare quel divario di consensi al centrodestra nelle province fuori Roma e la Capitale. Una forbice che non accenna a restringersi: dobbiamo superare le ragioni per cui la grande maggioranza dei cittadini delle province vota per istanze che si rifanno al populismo e seguano con interesse anacronistiche proposte di separatismo da Roma. Il PD ha pagato duramente tante debolezze, dopo le dimissioni del Presidente: l’aver subito e non scelto la candidatura alla Presidenza, l’assenza di un quadro certo di alleanze fino alla vigilia della campagna elettorale, la rinuncia alla propria sfera di autonomia, dichiarando nei fatti la resa alle dinamiche nazionali, incredibilmente lontane dalla comprensione del valore strategico del confronto nel Lazio.La provincia di Latina attraversa una fase di grande fermento politico, densa di attese per un cambiamento che manca da troppi anni.e per questo dobbiamo iniziare a lavorare affinchè il congresso sia occasione per: 1 rafforzare contenuti e prospettive per un nuovo inizio, per definire con nettezza il profilo politico, culturale e programmatico del PD e per portare a compimento la fase costituente;2 realizzare la revisione di forme ed obiettivi nell’organizzare il partito ai fini della selezione della dirigenza e delle candidature. Occorre che una nuova classe dirigente provinciale si formi sulla conoscenza delle problematiche delle comunità e per la capacità di avanzare proposte per tutto il territorio provinciale. Finchè saremo legati ciascuno alla propria realtà locale, non si potrà avere un vero partito provinciale e una nuova leva di rappresentanza politica forte e credibile per una stagione di governo del centrosinistra. Il PD ce la farà se sarà interprete di una svolta: apertura ai talenti presenti nella società, recupero della motivazione volontaria dell’agire politico, liberazione di energie, pluralità di accessi alla partecipazione. 3 un PD, partito delle autonomie, di persone e comunità protagoniste della politica, che elabori in vista dei congressi linee programmatiche su cui i Democratici s’incontrino e si aggreghino con scelte di merito che siano sintesi dei diversi orientamenti nell’interesse dei territori e delle popolazioni. 4 un partito di iscritti presenti e di elettori che, nel rispetto dei ruoli, ‘producano’ politica di base, senza dover far parte degli organi, possano frequentare i circoli senza dover essere autorizzati da qualcuno;5 un Pd in cui esista la rigorosa applicazione dei criteri d’incompatibilità e di rispetto del numero dei mandati, per favorire l’assunzione di responsabilità al numero più ampio possibile d’iscritti; 6 un partito che impedisca l’ipertrofia degli organi che produce l’egemonia di pochi e la frustrazione di molti e l'approvazione del regolamento per i congressi è stata un'occasione persa;7 il PD nella fase di avvicinamento al Congresso attivi tutte le opportunità di confronto e di partecipazione dopo quella fella festa provinciale a settembre; l’istituzione della consulta degli amministratori e delle consulte provinciali di settore affinchè le proposte del partito siano il frutto di un confronto largo e in grado di essere rappresentate e proposte unitariamente a tutti i livelli; il partito dovrà essere per dirigenti politici e amministratori luogo di approfondimento e di elaborazione delle proposte politiche e delle risposte da dare alle esigenze dei cittadini. L’articolazione peculiare della nostra provincia dovrà vedere rafforzata l’azione a livello comprensoriale attraverso un’organizzazione del partito che sulle politiche di area vasta veda impegnati e protagonisti i circoli di riferimento: area nord, monti Lepini, Latina, area centro e area sud saranno ambiti di coordinamento e rafforzamento dell’azione politica del partito sul territorio in sinergia con il partito provinciale. I circoli dovranno essere sviluppati per aree tematiche e in ambiti di lavoro e impegno sociale.
Una nuova fase di rilancio nella vita del Partito Democratico è possibile.
La scelta del PD non è per caso e non nasce da un’operazione a tavolino o con un gesto populista come la PdL. Il progetto si fonda sulla necessità di ridare al Paese una grande forza politica che superasse le identità parziali ed esasperate dei vari partiti di centrosinistra, che avesse la capacità di rivolgersi a tutti gli italiani con l’ambizione di voler rappresentare il complesso della nostra comunità, senza blocchi sociali di riferimento. Insomma, una moderna forza di centrosinistra con un forte programma riformatore, sia del sistema politico con la configurazione di un bipolarismo che facesse capo a due principali forze politiche di riferimento, perno di alleanze omogenee, sia del nostro Paese con la ripresa di una stagione di riforme che avessero al centro la persona e la comunità. Merito, ricerca, conoscenza, formazione, innovazione per dare più opportunità e più diritti ai cittadini e più certezze per riaccendere i motori della crescita culturale ed economica dell’Italia. La costruzione di una grande forza politica come il PD deve affrontare il rapporto con i valori più profondi del nostro Paese, il confronto ineludibile con il Cristianesimo - che è sempre speranza di rinnovamento e di riscatto della persona e della comunità, fonte di nuova linfa ed umanità per l’impegno politico e per le scelte che una grande forza politica, laica come necessariamente è e deve essere un partito politico, deve compiere per perseguire il bene della persona e una società più giusta. Il carattere plurale delle culture fondative del PD deve servire ad alimentare un confronto costante per arrivare a sintesi nuove e dare le risposte nuove del PD ai problemi di oggi e di domani, coinvolgendo nel processo partecipativo un grande numero di cittadini, nella convinzione di voler sviluppare un partito fondato sulla partecipazione, sull’autonomia dei territori e sulla responsabilità di autogoverno ai diversi livelli, unica strada per dare autorevolezza alla politica e alla democrazia, che oggi subisce il vulnus gravissimo dei parlamentari nominati e non eletti. Il Partito Democratico come forza garante dell’unità dell’Italia e della sua vocazione europeista, nella consapevolezza che lo sviluppo dell’Europa è l’unica strada per il nostro futuro nel nuovo mondo della globalizzazione e della competizione internazionale con soggetti politici nuovi, rappresentati dai Paesi emergenti come Cina, India, Brasile, Nigeria ed altri che sempre più numerosi rendono marginali le vecchie nazioni europee, singolarmente intese. Un’aria nuova per l’Italia e per l’Europa, da rilanciare con forza con la sua integrazione politica superando le resistenze conservatrici di molti partiti europei, presenti sia tra i Popolari che tra i Socialisti. E’ questo il progetto che ci ha affascinato e che ci convince della necessità del Partito Democratico e del suo rafforzamento. La nascita del Pd è stata, tuttavia, fortemente avversata e lo è tuttora: la causa è che a molti poteri fa comodo una politica frammentata, sicuramente più condizionabile rispetto ad un grande partito. L’entrata sulla scena politica del PD, la semplificazione politica che ne è scaturita pur in assenza di modifiche della legge elettorale, la capacità di aver saputo raccogliere alle elezioni del 2008 oltre un terzo dei voti degli italiani sono risultati parziali e non consolidati ma importanti a cui non dobbiamo rinunciare. Il PD deve rilanciare il suo progetto e la sua missione di dare al Paese un sistema politico adeguato, con grandi partiti di riferimento per coalizioni di governo alternative, non legati a leadership personali. Oggi, il PD è l’unico partito in Italia non legato ad un singolo leader politico e la strada per una democrazia moderna, capace di esprimere governi adeguati ai problemi dei cittadini, è un obiettivo da raggiungere e per cui serve necessariamente un forte Partito Democratico: è necessario per l’Italia come per la nostra provincia e per Latina.
Il passaggio amministrativo è di fondamentale importanza: Latina, Terracina, Pontinia, Itri, Norma, Roccasecca, rappresentano un passaggio di grande significato politico che può segnare un cambiamento di equilibrio politico. La scelta delle primarie per il candidato Sindaco è naturale per il Pd che deve però impegnarsi per la maggiore unità possibile al fine di dare agli elettori un messaggio di determinazione per il cambiamento dei governi cittadini e di essere pronto ad amministrare. Per questo occorre presentare coalizioni con forze politiche o civiche che abbiano la volontà di assumersi responsabilità di governo. Riferimento per il PD sono l’IDV e SeL con cui costruire il nocciolo dell’alleanza da aprire alle forze civiche sul territorio sulla base di un programma condiviso. Il rapporto con l’UDC e le forze moderate e di centro deve essere perseguito senza timidezze a partire dal confronto sui temi e sulle emergenze della comunità pontina. L’alleanza con l’UDC, oggi limitata ad un solo comune della provincia seppure importante come Minturno, può essere rafforzata in altre realtà, sia quelle che vanno al voto a partire dai comuni più grandi e dove siamo forza di governo. Poiché la linea politica nazionale vede unito tutto il partito i congressi comunali e quello provinciale saranno occasione per dare un’indicazione comune a tutto il PD nella direzione auspicata. I sottoscrittori del presente documento sostengono la candidatura di Enrico Forte a Segretario Provinciale del P.D. quale interprete autorevole per la guida del partito e per far crescere una nuova classe dirigente a livello politico ed amministrativo. L’unità del partito è obiettivo delle forze a sostegno della candidatura di Enrico Forte nella consapevolezza che la sua azione da Segretario Politico provinciale sarà rafforzata sia per la crescita del partito sia per il suoi successo elettorale. Il PD deve puntare con decisione a vincere a Latina, a Terracina e negli altri comuni nella convinzione che sia maturo il cambiamento nella nostra provincia dopo la lunga e fallimentare stagione di governo del centrodestra.
Nazzareno Ranaldi: L’economia il welfare
La mia candidatura è il risultato di un percorso che inizia con la nascita del PD e il sostegno convinto alla mozione Marino quando c’è stata l’elezione di Bersani. E’ un tempo relativamente breve ma intenso, che ha visto le dimissioni di Veltroni e la segreteria di Franceschini. Questi passaggi hanno segnato speranze e delusioni per le difficoltà incontrate nel costruire il progetto di un Pd che unisse le migliori tradizioni del riformismo, reso possibile dalla “fine del novecento”: mondo cattolico sociale e mondo postcomunista (Margherita e Ds ). Un progetto politico ancorato nel centro sinistra imperniato sulla libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale da declinare nel mondo del XXI secolo. Con una crisi economica mondiale che ha messo in discussione il vecchio modello di sviluppo basato sulla finanza a sostegno dell’economia reale; ad un sistema dove la girandola degli investimenti finanziari ha prevalso fino a quando l’esplosione della bolla speculativa non ha invertito la tendenza per diventare crisi vera. Fallimenti di banche e di aziende con il risultato della perdita di tanti posti di lavoro. Dopo anni di deregulation selvaggia si torna a parlare di stato, regole e disuguaglianze. Gli stati sono tornati a svolgere la loro funzione e con il loro intervento hanno salvato banche e aziende e riportato fiducia sui mercati. Ai massimi livelli degli organismi internazionali si torna a parlare di regolare i mercati finanziari ormai al di fuori di ogni controllo. L’Italia è un paese bloccato dove cresce l’indice della disuguaglianza di reddito e dove la mobilità sociale è bloccata, solo il 13,3% degli italiani nati da una famiglia di operai riesce a fare il salto sociale. Per superare questi macigni l’unica arma rimane la formazione. In un momento di grande crisi pensare di ridurre le risorse per la scuola e l’università è un atteggiamento autolesionistico. Bersani ha fatto una proposta molto concreta, mettere all’asta le frequenze del digitale terrestre e destinarle alla formazione. In un momento dove l’Europa si orienta sul nesso competitività, conoscenza e politiche sociali e la formazione è concepita lungo tutto l’arco della vita significa impedire ai giovani di immaginare un futuro e agli adulti ricollocarsi sul mercato del lavoro con una qualche prospettiva. Il paese ha bisogno di interventi che rendano più moderno il nostro Welfare, interventi per contrastare la precarietà del lavoro, l’integrazione sociale, la famiglia, la casa. Pensioni e sanità occupano l’87% della spesa sociale. Il resto è distribuito per misure a sostegno dei disabili 5,9%, alle politiche per la famiglia 4,4%, contro la disoccupazione il 2%, per l’esclusione sociale lo 0,3%. Gli altri paesi europei destinano il 30% alle politiche sociali. Il lavoro è il cuore della crisi. Oggi si confrontano due mondi quello dei garantiti, dei lavoratori stabili coperti da un Welfare e quello dei precari, dei giovani, degli immigrati degli over cinquanta usciti anticipatamente dal mercato del lavoro. Una politica riformista deve avvicinare i due mondi, occupazione fissa e precariato, contratti a tempo determinato e indeterminato, e si realizzerà se i riferimenti contrattuali di ciascuno faranno altrettanto.Democrazia legalità Quella che viviamo è anche crisi della democrazia, della legalità e dell’informazione. In uno scenario sempre più degradato la crisi italiana appare ormai senza ritorno. "Metodo Boffo" come prassi quotidiana, dossier caraibici, protezione parlamentare a un esponente politico indagato per reati di camorra: i rifiuti invadono di nuovo. Ogni sguardo al sistema Italia ripropone tutti i nodi di una transizione drasticamente fallita, o mai iniziata. Illumina il riemergere, in forme modificate e aggravate, della crisi istituzionale ed etica che aveva portato al tracollo dei primi anni Novanta. Fu travolto allora il sistema dei partiti su cui si era basata per mezzo secolo la storia italiana, dopo meno di vent’anni è entrata in agonia quella che era stata enfaticamente chiamata seconda repubblica. Incapacità anche solo di abbozzare un progetto credibile per un paese attraversato da sconvolgimenti profondi, in primo luogo sul terreno del lavoro e dell’etica collettiva. Ma forse siamo giunti all’epilogo della parabola di Berlusconi anche se non al berlusconismo e riprende forza il progetto di Pd come soggetto che rimette in campo una speranza per il nostro paese con tutto quello che rappresenta in termini di idee, di uomini e donne che si spendono per migliorare le sorti dell’Italia. Il governo per lungo tempo ha negato la crisi economica e quando è intervenuto ha prodotto tagli alla scuola, all’universita e agli enti locali, impoverendo ancora di più il tessuto economico e sociale. Il PD nell’ultima assemblea nazionale è entrato nel merito con proposte che hanno messo al centro dell’attenzione lo sviluppo e il rafforzamento della PMI, la scuola e la formazione, una profonda riforma dello stato e delle autonomie, la riforma del fisco, l’immigrazione e la mobilità. Proposte finalizzate a far ripartire i consumi e per dare come dice Bersani un po’ di lavoro.
Il Partito Democratico
Riprendo un ragionamento di Cacciari sul concetto di laicità. Democrazia ha senso se è un luogo, un regime, un sistema cui il conflitto tra i valori, è qualcosa che viene visto e interpretato come alimento ed energia dello sviluppo. E la politica è tanto grande, in quanto riesce a mettere nella democrazia il conflitto dei valori. Non è vuota tolleranza, laicità è passione per il conflitto, riconoscimento della sua necessità per lo sviluppo democratico. Questo fa del PD qualcosa che non ha a che fare con le grandi storie politiche europee del passato. Viene meno il partito-ideologia, viene meno il partito che crede di poter rappresentare la totalità degli interessiNon vuol dire però che viene meno un partito che ha una visione dei problemi del paese, della sua collocazione internazionale. Accanto, fuori dall’agire politico organizzato ci sono e ci saranno movimenti che entrano anche in competizione e in conflitto e questo rientra nella fisiologia di un sistema democratico. Partito democratico significa cioè pensare la sintesi tra partito nel senso di strutture burocratiche, professionali, senza le quali nessuna impresa può reggersi nel mondo contemporaneo, una struttura capace di unità di direzione senza la quale non c’è governo nell’attuale società. Occorre unire la leadership che si esprime in forme di comunicazione e linguaggi nuovi con la forza organizzativa e la disciplina perché senza questa non vi è impresa nel mondo contemporaneo che si regga. Ovviamente vi è l’esigenza che questa forza organizzata abbia una capillarità di ascolto. Forza organizzativa e duttilità:sei forte solo se sei capace di ascoltare, di ricevere i mutamenti culturali, il mutamento delle domande; sei forte se sei un’organizzazione in grado di conoscere in dettaglio queste informazioni e sei capace di interpretarle criticamente e trasformarle in proposta politica.Ho ripreso una riflessione precedente la costituzione del PD per avere un termine di paragone e vedere cosa è realmente successo nei territori. La realtà ci ha dimostrato che è difficile abbandonare le passate ideologie e che i partiti che hanno dato vita al PD vivono come separati in casa. Il nuovo stenta ad arrivare e questa difficile amalgama arriva fino alla cellula costitutiva che sono i circoli. Anche a livello nazionale si vedono scomposizioni e ricomposizioni di aree che danno l’immagine di un partito che anziché arricchirsi di idee si paralizza con veti più o meno evidenti. Allora o inizia una seconda fase, e questo congresso ne deve sancire l’inizio, o il PD si depotenzia sempre di più stretto tra il sogno Vendoliano di un nuovo inizio, il movimentismo di Di Pietro, e un centro che si ingrossa sempre di più. Credo che bisogna andare oltre, come ci suggeriscono Renzi e Civati, le aggregazione iniziali e costruire un partito popolare, ancorato nel centro sinistra ma che per poter governare deve guardare al centro dello schieramento politico. Si deve costruire finalmente un partito organizzato che trae la sua forza dalla diversità delle idee, ma è unito negli intenti e negli obiettivi; che costruisce una leadership riconosciuta che valorizza le persone attraverso il merito, le professionalità, la passione dei suoi militanti. Non si immagina un partito proprietario ma partecipato che al suo interno sviluppa una sana democrazia e promuove un forte senso civico. Dobbiamo aprire i nostri circoli alla discussione sulle problematiche del territorio ma anche le tematiche come il testamento biologico, le unioni civili, uso delle cellule staminali. Dobbiamo abituarci alla discussione a non aver paura delle idee ma a cercare le ragioni degli altri. Voglio ricordare un intervento dell’On.le Castagnetti che a proposito dei temi etici sollecitava i cattolici a cimentarsi con le nuove frontiere della vita e aprire una riflessione che aveva bisogno di nuovi apporti, nuova elaborazione. Solo il confronto ci può permettere di fare dei passi avanti.
L’azione politica del PD in provincia
L’impegno del PD nei prossimi anni dovrà avere al centro della azione politica il tema della salvaguardia del territorio e della vivibilità delle città. Il rapporto annuale di Legambiente Ecosistema Urbano sullo stato di salute delle città posiziona Latina al 100 dal 94 posto, Roma dal 62 al 75 posto. Le auto sono padrone delle città, tutti i capoluoghi si piazzano a fondo classifica, Latina 75 auto ogni 100 abitanti, Rieti e Roma 70, Frosinone 72. Ai minimi termini sia le piste ciclabili che le zone a traffico limitato. Per l’inquinamento atmosferico, il quadro resta sconfortante con situazioni pesanti sia a Roma che Latina. Per le perdite in rete dell’acqua il record delle falle se lo aggiudica Latina con il 65%. Nel solare fotovoltaico Latina fa un balzo arrivando a 1244kwh/abitante. Il parametro verde fruibile (esclusi parchi e aree protette ) resta basso, 19,05 metri quadri, Latina a 4,10 metri quadri. I cittadini devono essere al centro dell’azione amministrativa che deve avere al primo posto la qualità della vita. Ci deve essere uno sforzo di miglioramento di tutti i parametri, dal verde alle piste ciclabili, all’inquinamento dell’aria, al trasporto pubblico allo smaltimento dei rifiuti. C’è un dibattito non univoco, però io credo che la pianificazione urbanistica sia la migliore alleata dell’ambiente. La qualità della vita delle città passa attraverso il risanamento e la bonifica di pezzi degradati di territorio.La legalità e la lotta contro le mafie deve vedere il Pd non solo presente ma schierato in prima fila come ha fatto nel caso Fondi. Qui dobbiamo ragionare e stanare tutti i partiti che a livello locale hanno minimizzato il fenomeno mafioso e sono poi gli stessi partiti che a livello nazionale hanno impedito lo scioglimento anticipato del comune di Fondi attraverso l’escamotage delle dimissioni. Sono giochi che vengono fatti sulla pelle dei cittadini. Quando si nega si nega l’evidenza si crea il brodo di coltura per l’impunità e si apre più di qualche spiraglio per le mafie. Non si deve criminalizzare nessuno ma neppure tentennare o strizzare l’occhio. E’ anche l’illegalità diffusa che alimenta la criminalità, i concorsi truccati, le amicizie pericolose. Ci ha ricordato Don Ciotti, nella sua visita nella nostra provincia, che la legalità è un prerequisito della convivenza economica e civile.Il no al nucleare deve essere accompagnato da proposte di reale sviluppo delle fonti alternative non solo come mera declamazione ma rendendo il nostro territorio disponibile a progetti di ricerca e di insediamento di aziende disposte ad investire sulla green economy. E’ soddisfacente il risultato ottenuto dalla Commissione affari comunitari e internazionali della Regione Lazio, con i voti dell’opposizione e parte della maggioranza, la proposta di legge sul nucleare che vieta la reintroduzione di sistemi di produzione di energia atomica sul territorio ragionale. Inoltre impedisce la localizzazione di nuove centrali , la riattivazione di quelle esistenti, come pure del deposito di materiali radioattivi di combustibile irraggiato in ogni area del territorio regionale. Per completare l’iter ci dovranno essere i passaggi in commissione ambiente e in Consiglio regionale.Vanno riorganizzati i servizi per i cittadini dall’acqua ai rifiuti, dalla sanità ai servizi sociali. Il pubblico si deve riappropriare della sua funzione di buon amministratore delle risorse collettive, non ci possono essere speculazioni o coperture di interessi privati. Serve non solo la trasparenza degli atti amministrativi ma l’ascolto di cittadini, associazioni e comitati che prendono a cuore le questioni collettive, come è successo con i comitati per l’acqua pubblica ad Aprilia o per la costruzione della metro a Latina.La provincia di Latina non può inseguire il fantasma della regione delle province, come sostiene il centrodestra, ma puntare ad una riforma dello statuto regionale per ristabilire l’equilibrio delle rappresentanze in considerazione del ruolo di Roma capitale. Deve lavorare per la riorganizzazione dei territori lavorando sul concetto dell’area vasta perché oggi molti servizi non possono essere riprodotti per piccoli territori ma per livelli comprensoriali. E poi una devoluzione di servizi dalla regione alle province.
Cultura
Prendo spunto da una riflessione di Gianfranco Pannone di qualche giorno fa su un giornale locale. Mette sotto accusa la classe politica e ci ricorda che non pochi giovani saranno costretti a fare le valigie. Dice Pannone:” Il perché è presto detto, la classe politica locale, a destra come, ahinoi, anche a sinistra è sorda, distratta, a tratti ignorante, incapace di confrontarsi con questioni più alte della semplice gestione ordinaria del territorio e tutta presa com’è dagli equilibri di partito”. E aggiunge “…come si pretende che la cultura diventi un volano capace di creare persino ricchezza oltre che bellezza?” La nostra provincia esprime tanti talenti e per non fare torto a qualcuno non ne cito nessuno, ma ognuno di noi ne riesce a immaginare più di un personaggio. Sono tutti ambasciatori della nostra terra ed esprimono una qualità della società pontina che è superiore, e di gran lunga, a ciò che la classe politica è riuscita a produrre in questi anni. Il Partito Democratico deve prestare attenzione e investire in cultura, che poi significa scommettere sul nostro futuro e sulle nuove generazioni.
Economia provinciale
Abbiamo una situazione economica , dati riferiti al 2009 da Osserfare (osservatorio della CCIAA), che vede il tasso di disoccupazione al 10,9% in aumento del 2,4% sull’anno precedente; nel Lazio si attesta all l’8,5% e in Italia al 7,8. La crescita della disoccupazione si concentra tra gli individui che hanno precedente occupazione e in particolare le donne e i giovani. E sono i contratti a termine quelli che hanno subito i più pesanti effetti della correzione della domanda di lavoro non venendo rinnovati alla scadenza. Aumentano i differenziali territoriali a discapito della nostra provincia, dimostrando che il territorio sta soffrendo in misura maggiore la “coda della lunga” crisi, anche in ragioni di componenti strutturali e di nodi irrisolti relativi alle direttrici di sviluppo di settori chiave del nostro territorio, le filiere chimico-farmaceutica e agroalimentare. Le variazioni tra i settori sono accentuate per il comparto manifatturiero che, se nel 2008 aveva retto al ciclo negativo, nel corso del 2009 le stime Istat attribuiscono all’industria nella nostra provincia una pesante flessione intorno al 19% circa, pari a 7900 unità in meno e un significativo calo nel comparto edilizio, -9,2% pari a 1600 unità. Il settore dei servizi riesce a svolgere un ruolo di contenimento dovuto al positivo contributo dell’occupazione dipendente, +4,8%, pari a 6000 unità. La situazione non migliora se analizziamo i dati a consuntivo del I quadrimestre del 2010 e le previsioni per il secondo quadrimestre elaborati da Osserfare, che conferma una diminuzione della domanda per il 49,3% delle imprese intervistate e una riduzione marcata del fatturato e dei ricavi. Le attività industriali mostrano un arretramento degli ordinativi ed in maniera più rilevante per il fatturato. Per le attività commerciali, si riduce la quota delle imprese che dichiara incrementi della clientela e una forte compressione della domanda che permane a livelli minimi. Il turismo e i servizi sono i settori che continuano a mostrare una maggiore stazionarietà , sia in termini tendenziali che congiunturali. I dati relativi al mercato del lavoro mostrano come la crisi stia ancora determinando effetti negativi sull’occupazione. Aumenta il numero di imprese che afferma di aver ridotto il numero degli occupati fissi e degli atipici. A conferma del quadro negativo ci sono i dati sui primi nove mesi del 2010 della Cig in deroga che aumenta del 223,7%, le ore di cassa integrazione salgono del 94,9%, tre volte quelli registrati nel Lazio, . Per la cassa integrazione straordinaria l’aumento è del 219,1%. A questo si aggiunge la quota delle imprese che dichiarano che non hanno in programma investimenti e sono l’80% di quelle intervistate. Dobbiamo segnalare la protesta del mondo agricolo, un settore che pur rappresentando il 10,1% del Pil della regione Lazio, avanza richieste che vanno dalla sburocratizzazione dei servizi alle imprese agricole (dai documenti per le colture alla manodopera straniera), allo sblocco dei finanziamenti europei fino allo snellimento dell’accesso al credito. Vedere tra i manifestanti assessori provinciali che sono a capo dell’assessorato all’agricoltura da diversi anni non si può neanche commentare. Una provincia latitante dalle principali crisi aziendali, Meccano e Nexans solo per citarne due, che si disinteressa della crisi occupazionale di tante famiglie ma che ha ingaggiato, in questi anni, un braccio di ferro con l’istituzione regionale, nocendo al territorio senza approdare a nessun risultato. Una Regione Lazio che dopo le promesse in campagna elettorale per la riapertura di ospedali in alcuni comuni della provincia ha varato un piano regionale sulla sanità che penalizza la provincia con la suddivisione delle macroaree e l’accorpamento della Asl di Latina con le Asl di Roma H e con le grandi strutture ospedaliere S. Camillo – Forlanini, Spallanzani e San Raffaele; tagliando alcuni ospedali e riducendo le risorse a disposizione delle strutture ospedaliere. Le promesse non mantenute non finiscono, ma si estendono alla promessa non mantenuta di non aumentare le tasse che invece saranno corrette al rialzo per l’Irap e l’Irpef. I tagli incidono nella nostra provincia anche sull’Università di Medicina attraverso le convenzioni con le strutture pubbliche e private. Le correzioni al piano casa apportate dalla giunta regionale spingono per una deregulation totale del territorio. Diventano senza regole le zone agricole, i Parchi e i centri storici. Per delineare lo Sviluppo economico dei prossimi anni, come ci ricorda Erasmo Fiumara nei suoi studi, si dovrà far leva sui punti di forza della nostra provincia che riguardano la crescita della popolazione e una ricca articolazione delle attività produttive. Un substrato agricolo qualitativamente e quantitativamente apprezzabile su un nucleo di medie aziende specializzate con migliaia di piccole imprese familiari e artigianali. Un terziario che copre l’intera gamma dei servizi, grande distribuzione, attività legate al turismo, intermediazione, libere professioni. Insieme ad una disponibilità di risorse umane ed ambientali, storiche e architettoniche, e l’ubicazione tra due grandi città come Roma e Napoli. Bisogna però prendere coscienza dei molti punti di debolezza dovute ad iniziative di breve portata, frammentate e scoordinate che impediscono una forte coesione comunitaria. Perdita di competitività e di redditività delle imprese con carenza di innovazione e ricerca. La scomparsa di imprese medie-grandi ha ridotto il grado di qualificazione della forza lavoro. Inoltre la mancanza di possibilità di impiego in attività innovative per interi settori avanzati porta alla fuga dei migliori cervelli. Una provincia tagliata fuori dalle grande strutture: autostrade, alta velocità, porti commerciali, aeroporti civili. Un isolamento fisico, culturale e sociale, insieme a progetti che languono per decenni tra polemiche infinite. Oltre ad una svolta nei comportamenti, questa provincia deve puntare alla massima qualità dei prodotti e dei servizi, essendo venuto meno la possibilità di competere sul piano dei prezzi e della quantità. La crescita dovrà avvenire sulla qualificazione dei servizi e dell’immagine che si offre. La necessità di raccordare le iniziative nel quadro regionale e del rapporto con la capitale, che è comunque una delle aree di maggiore vivacità tecnica. Culturale e produttiva del paese.
Organizzazione
L’occasione congressuale permette una riflessione sull’organizzazione del PD a livello provinciale. Dobbiamo partire dalla evidenza che non c’è un modello confezionato, ma va costruito per tentativi ed errori. La prima constatazione è che la nostra è una provincia troppo lunga per essere gestita centralmente. Racchiude un patrimonio di storia che passa dalle città di fondazione, ai paese dell’area Lepina con una antica tradizione popolare e una propria lingua. Alla zona sud carica di storia e tradizioni che risalgono ai domini dello stato pontificio e dei Borboni. Una città come Latina che in circa ottanta anni racchiude uno sviluppo in sedicesimi che va dalla bonifica, alla fondazione, attraversa il fascismo, la seconda guerra mondiale, la ricostruzione e lo sviluppo economico degli anni ’50, ‘60; l’industrializzazione con l’intervento della cassa del mezzogiorno e lo sviluppo del terziario. Un parco nazionale ricco di biodiversità, le zone umide con i laghi di Fogliano, Caprolace, Monaci, Paola, riconosciute dalla convenzione di Ramsar, con due isole come Ponza e Ventotene. Tre parchi Regionali nella parte meridionale della provincia, montani (Aurunci e Ausoni) e Marini (Riviera di Ulisse). Un partito organizzato sui circoli, con responsabili di zona: Nord, Centro, Lepini, Sud. I circoli potrebbero garantire una specializzazione legata alle specificità territoriali. E’ prevista l’assemblea annuale dei circoli; delle donne; degli amministratori e consiglieri comunali. Viene editato un giornale mensile via web che diventa luogo di dibattito ed elaborazione e contiene sezioni che riguardano l’attività dei circoli, degli amministratori, dei consiglieri, dei parlamentari ed é aperto al dialogo con l’opinione pubblica. Particolare attenzione deve essere rivolta alla formazione con un responsabile che si collega alle fondazioni nazionali per l’analisi della società ma organizza anche approfondimenti su tematiche locali. Valutare la possibilità di collaborazioni con gruppi di ricerca e sviluppo che periodicamente monitora lo stato del partito. Un responsabile della comunicazione e responsabili dei diversi settori. Uno dei primi atti, dopo il congresso, dovrà essere una conferenza di organizzazione preparata attraverso un ampio dibattito nelle assemblee di circolo. La mia candidatura è al servizio della costruzione di un PD forte, radicato sul territorio, dialogante con le migliori energie della società civile, delle associazioni, delle imprese, dei comitati, dei cittadini e dell’opinione pubblica che avverte il bisogno di un vero cambiamento nel partito, nelle amministrazioni e nella società. Non so se come ci ricorda Scalfari il centro sinistra è diviso tra sognatori e realisti. Non so neanche se nel PD manca un leader più o meno carismatico, quello che so per certo è che in ogni militante c’è un sogno da realizzare e allora è il momento di mettere insieme i sogni di tanti.
Raffaele Viglianti: L’analisi politica
Il congresso che ci accingiamo a celebrare è probabilmente il primo vero momento di discussione ampia e partecipata dalla fondazione del PD. Confidiamo sia l’occasione durante la quale si riesca finalmente a discutere di quale PD vogliamo costruire anche nella nostra provincia.Abbiamo tutti ancora sotto gli occhi quanto accaduto durante il congresso che si è tenuto in occasione delle primarie del 2009.Mozioni e correnti che si crearono intorno a personalismi, riposizionamenti e rese dei conti in vista delle elezioni regionali che si sarebbero tenute da lì a breve. Scene di isterismo per la composizione delle liste bloccate per l'elezione dell'assemblea regionale. Mozioni e correnti che hanno ingessato il PD in provincia di Latina come nel Lazio, creando così i presupposti per il commissariamento del partito della nostra Regione. La nomina del Commissario del PD Lazio Vannino Chiti ha sancito il fallimento di un’intera classe dirigente.Una classe dirigente che, al di là di effimeri successi personali che anche in provincia di Latina non hanno portato alcun valore aggiunto per l’intero partito, non ha saputo guidare da protagonista la battaglia per le ultime elezioni regionali e tanto meno per le elezioni amministrative che, negli anni, si sono succedute, uscendone quasi sempre irrimediabilmente sconfitta.Una classe dirigente che ci ha consegnato gruppi regionali e provinciali di soli uomini, non puntando praticamente mai sul ricambio generazionale e di genere. Anche in provincia di Latina il partito ha puntato sull’individualismo invece che sul proprio patrimonio valoriale, divenendo così ostaggio dei signori delle preferenze e dei capibastone.Ma la nomina del Commissario del PD Lazio sancisce anche il fallimento di un metodo: quello dei caminetti, delle cene, degli accordi in separata sede tra correnti, che hanno perso la connotazione tematica e di sintesi, per divenire luoghi di spartizione.Correnti che sono ormai superate dagli eventi, avendo in breve tempo perso per strada coloro che alle mozioni congressuali avevano aderito per pura passione politica.Nonostante tutto questo, però, esiste ancora nel PD chi fa politica senza coltivare mire personalistiche, animato dall'unico intento di mettersi al servizio del partito, ciascuno secondo le proprie competenze, per contribuire a costruire un PD che, anche nel nostro territorio, rispecchi maggiormente, rispetto a quanto è stato fatto fino ad ora, le aspettative di innumerevoli suoi elettori.Con questo spirito abbiamo deciso di avanzare agli iscritti del PD della provincia di Latina la nostra candidatura alla guida del partito provinciale.Siamo iscritti, dirigenti di questo partito che hanno fatto il congresso su posizioni diverse, ma che vogliono uscire dallo schema correntizio che imbavaglia il dibattito, non entra nel merito delle questioni politiche e si riduce ad una distribuzione di ruoli interni e di candidature nelle liste.Non apparteniamo ad alcun cognome.Siamo persone libere e responsabili, una responsabilità che sentiamo nei confronti del PD, dei suoi iscritti e dei suoi militanti. Nei confronti del territorio sul quale svolgiamo quotidianamente la nostra azione politica, dei suoi cittadini, dei suoi elettori.Ci proponiamo di restituire il PD, anche in provincia di Latina, alla politica. Quella vera, fatta dal lavoro quotidiano dei circoli sul territorio, vicino alle persone e ai loro problemi. Pensiamo ad un partito aperto alla società che con trasparenza, realtà e spirito propositivo riporti verso gli iscritti, gli elettori, i cittadini, le scelte politiche che riguardano il nostro territorio.Esempi positivi di impegno profuso sul campo dai circoli attivi nella nostra provincia non mancano di certo, ma è un lavoro che rischia di essere vanificato se il contraltare all'impegno profuso nell'elaborare proposte politiche è rappresentato dall'ubbidienza al capocorrente locale, dall'esasperazione del personalismo, dalle smanie degli acchiappavoti.Il rischio di un mancato cambio di rotta è spingere ai margini della vita politica quei cittadini che hanno visto nel PD la possibilità di potere, finalmente, contribuire a costruire una società più confacente alle proprie aspettative, ai propri ideali. In tal modo sarebbe minata anche l’azione feconda dei circoli che, da luogo di aggregazione e discussione aperto alla società, agli elettori, alle associazioni che operano sul territorio al di là di appartenenze politiche, rischiano di diventare dei comitati elettorali da aprire o chiudere a seconda dell’avvicinarsi o meno delle scadenze elettorali.La conseguenza naturale di una siffatta situazione è alimentare la disaffezione verso la politica e quindi anche nei confronti del PD, soprattutto tra le giovani generazioni.Il PD dovrebbe essere il partito dei giovani elettori e il fatto che invece non riesca, anche in provincia, a catturare il consenso della popolazione under 35 dà un ulteriore cifra del fallimento dell’azione politica sin qui messa in atto dal partito sul nostro territorio.
Le nostre proposte
Un partito provinciale “federalista”Pensiamo ad un partito democratico in Provincia di Latina che sappia valorizzare i circoli territoriali garantendo un sostegno attivo fondato su loro livello crescente di autonomia politica ed economica. Vogliamo un partito provinciale che sappia coordinare le attività dei circoli su temi di carattere provinciale, regionale e nazionale. Non vogliamo invece una federazione provinciale che impartisca direttive su questioni di natura territoriale e comunale, dove l’autonomia dei circoli è l’unica strada per affrontare le problematiche dei vari territori in maniera efficace e condivisa con i cittadini. Proponiamo quindi di dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto Regionale che incentiva la formazione di coordinamenti di zona che nascano da specifiche esigenze dei territori.L’autonomia delle classi dirigenti del partito dovrà, inoltre, essere il principio ispiratore dei rapporti tra federazione e realtà locali in occasione degli appuntamenti elettorali che si terranno nei mesi a venire, tenendo però sempre ben presente la necessità di garantire la massima trasparenza e legalità nelle scelte da compiere. Trasparenza e legalità nei metodi ma anche nella scelta delle personale politico del PD e dei partiti con i quali, eventualmente, collaborare nel governo dei Comuni. Princîpi che dovranno essere ancor più stringenti in una terra come la nostra, teatro di infiltrazioni malavitose che tutti conosciamo bene.Non possiamo però esimerci dall’indicare un metodo con il quale lavorare alla formazione delle coalizioni che aspirano a governare i nostri Comuni e per esso ci spenderemo nei luoghi deputati al confronto democratico al nostro interno.
Latina laboratorio nazionale
Il nostro capoluogo sarà interessato dalle elezioni amministrative nella prossima primavera. Pensiamo che a Latina il PD, impegnato nelle primarie di partito e di coalizione, debba offrire agli elettori una proposta politica che vada oltre la semplice contrapposizione tra le differenti anime del partito, contrapposizione che rischia di acuirsi a causa delle aspirazioni personali di chi, forte dei risultati ottenuti alle passate elezioni regionali, pensa di poter disporre a proprio piacimento del PD provinciale.Potrebbe essere utile, invece, condividere con la cittadinanza tutta il progetto che si vuole mettere in piedi per la città e impegnarsi affinché a Latina nasca una coalizione democratica più ampia possibile che abbia come collante primario la legalità, un tema che può diventare lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo modo di concepire l'azione politica in provincia.Latina come laboratorio nazionale in cui elaborare proposte per la città che abbiano il recupero della legalità al centro dell'azione politica.
Ai circoli quel che è dei circoli
La valorizzazione dei circoli passa anche dal riconoscimento del lavoro svolto sul territorio a partire da problemi locali specifici nonché sui temi di carattere più generale.Proponiamo quindi l’istituzione di un meccanismo premiante per i circoli, le unioni comunali e i coordinamenti di zona “virtuosi”, ossia che si contraddistinguono per la significatività dell’azione politica messa in campo, per le iniziative organizzate a carattere locale piuttosto che regionale o nazionale. Tale meccanismo premiante dovrà innanzitutto consentire il drenaggio di maggiori risorse finanziarie a favore delle realtà “virtuose”, ma dovrà anche prevedere un riequilibrio della rappresentanza dei delegati nelle assemblee elettive. Pensiamo in definitiva che debba contare di più il lavoro dei circoli rispetto al numero delle tessere, in considerazione del fatto che le adesioni al PD, in molte realtà, sono aumentate a dismisura in occasione del congresso del 2009 senza che al numero di iscritti corrispondesse alcun impegno fattivo nella vita del circolo. Peraltro il regolamento dei congressi approvato dal PD Lazio, congelando l’elettorato attivo al 21 luglio 2009, testimonia proprio tale malcostume, che ovviamente finisce per danneggiare la partecipazione spontanea e disinteressata dei nuovi tesserati ai quali viene negato il diritto di partecipare ad un momento così importante per la vita democratica del PD.
Un partito contendibile e rinnovato
Dobbiamo porre una grande attenzione a come viviamo la nostra democrazia interna. Ciò significa, in definitiva, guardare alla sostanza dei problemi e rinunciare alla guerra di posizione. Non c’è necessità di rottamare alcunché se non le cose che non vanno, le incertezze, le timidezze.Bisogna quindi liberare i canali che consentano nel partito e nelle istituzioni ad una nuova classe dirigente di farsi avanti, consapevoli che vi è una generazione di democratici, di democratici e basta, che va chiamata ad assumere direttamente ruoli e responsabilità di primo piano nel partito, senza cooptazioni ma esclusivamente applicando il principio del riconoscimento del merito e delle competenze. In quest’ottica proponiamo di rendere realmente contendibili le principali cariche politiche in occasione delle elezioni amministrative mediante la piena applicazione dell’articolo 18 dello statuto del PD che prevede lo svolgimento delle elezioni primarie per la selezione delle candidature. Riteniamo inoltre che tale principio dovrà essere applicato anche in caso si dovesse votare alle prossime elezioni politiche con l’attuale legge elettorale.Riteniamo inoltre necessario favorire il ricambio nelle cariche politiche e istituzionali.
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