Berlusconi dimettiti

venerdì 21 maggio 2010

L appello all'unità di Bersani



Da Bersani appello all'unità
"Cerchiamo di capire il Paese"

Il leader democratico: "Non serve prendersela con noi per dimostrare di essere contro Berlusconi". "Il partito è patrimonio comune, non feudo personale". Poi attacca il governo su manovra, crisi europea e appalti. "Acqua fresca i provvedimenti anticorruzione"
 Un discorso rivolto a cercare il massimo di unità. Ma anche a difendersi da attacchi che mettono a rischio il partito. Pierluigi Bersani chiede "rispetto" per il Pd. Un discorso definito da Walter Veltroni "una buona base di discussione".
"Si può forse immaginare un'alternativa a Berlusconi contro il Pd? La si può forse immaginare senza il Pd? Si vuole davvero allora un'alternativa a Berlusconi? Se è così occorre un reciproco rispetto tra tutte le forze, le culture, i soggetti che possono dare un contributo all'alternativa. Rispetto per il Pd anche in casa nostra". Perché non c'è solo la critica di chi "per qualificare il proprio conformismo verso la destra, se la prende con noi ma fa male soprattutto quella di chi, nell'area politica e culturale del centrosinistra, "per dimostrare quanto sia ferocemente contro Berlusconi se la prende con noi".

"Ciascuno nel partito - avverte il segretario - deve sapere che quando parla o agisce si occupa di un patrimonio comune non razionabile in feudi personali o in ambizioni personalistiche".

La sfida: interpretare il disagio. "Per quante sfumature possiamo usare - ammette Bersani - per interpretare le recenti elezioni regionali, il fatto incontrovertibile è che non siamo ancora riusciti a interpretare il disagio e l'inquietudine profondi che il paese vive". Per farlo, aggiunge, sono poco utili i "girotondi su noi stessi" e le parole che "solo noi comprendiamo". "Credo - dice il leader democratico - che riusciremo a rispondere a quella domanda centrale se ci porteremo direttamente al cuore dei problemi degli italiani e se porteremo lo sguardo all'altezza delle responsabilità che competono a una delle più grandi forze progressiste europee, quali noi siamo".
"Manovra, se il governo fa sul serio pronti a discutere". Sono i giorni dell'aggiustamento dei conti pubblici e il segretario democratico chiede al governo "una vera manovra economica e non l'ennesimo tirare a campare". Un intervento che punti alla crescita del Pil, "senza la quale non si tengono a posto i conti pubblici". ''Caro Berlusconi, caro Tremonti - è l'invito di Bersani -, bisogna che vi convinciate che senza un po' di crescita in più non terremo i conti a posto e alla lunga non convinceremo i mercati perché a ritmi di crescita così bassi il debito non si assorbira' mai''. Per Bersani, "il Paese ha un problema serio, ben al di là del raggiungimento al 2012 del parametro di deficit. Un problema che riguarda la nostra struttura economica e sociale''.

Infine: Il Pd è pronto a discutere della manovra economica, "a patto che il governo faccia sul serio e ci metta la faccia". Non basta, per il leader democratico, raggiungere il rapporto deficit-pil previsto per il 2011, ma "bisogna alleggerire rapidamente il lavoro, l'impresa e le famiglie e mettere il carico sulla rendita e sulle ricchezze, così come avviene in tutti i paesi del mondo avanzato, nessuno dei quali, aggiungo, esclude il patrimonio dalla responsabilità collettiva". Bisogna poi "recuperare evasione" fiscale, ridurre la spesa per beni e servizi della pa, "aprire e regolare i mercati" e "puntare sui piccoli cantieri e sull'efficienza energetica e le reti tecnologiche".
Euro, salvati da Prodi. "Forse chi aggredì Prodi quando entrammo nell'euro si rende conto adesso che senza l'euro noi saremmo nel Mediterraneo con della carta straccia in tasca". Così Bersani sulla crisi finanziaria europea, da ricollegare al nodo "non del tutto risolto" di una Europa economica e politica. Serve dunque "un'Europa federale, non più solo intergovernativa e mercantilistica, con istituzioni pienamente democratiche orientate al lavoro, alla crescita, ai diritti. Un'Europa costruita con adeguate cessioni di sovranità e che trovi nell'area dell'euro la sua locomotiva, anche con cooperazioni rafforzate". Cinque sono i punti che indica Bersani: regolazione dei mercati finanziari, piano europeo per il lavoro, mercato interno aperto secondo il rapporto Monti, coordinamento delle politiche fiscali, standard sociali e ambientali minimi.

"Appalti, non solo mele marce". Bersani respinge l'interpretazione dei risvolti dell'inchiesta sugli appalti fornita da Berlusconi. "Non è solo questione di mele marce. La questione è il cesto, e cioè il sistema". Un sistema, è l'analisi del segretario, "di progressivo allestimento di procedure e strumenti capaci di svuotare, con mille eccezioni e deroghe, le regole di trasparenza e di imparzialità nella gestione del denaro pubblico". Poi attacca: "Le misure anticorruzione presentate dal governo sono acqua fresca, e dico qui che l'introduzione del reato di autoriciclaggio è indispensabile. Proponiamo una immediata e generale rivisitazione di queste norme e un perfezionamento delle procedure ordinarie di gara. Il governo, invece di chiacchierare di mele, lasciando tutto com'è, faccia lavorare la magistratura e ci dica da parte sua che cosa intende fare per intervenire sul sistema".

Veltroni: "Una buona base di partenza". Il discorso di Bersani è apprezzato dall'ex segretario Walter Veltroni, soprattutto la prima parte, quella contenente "l'appello all'unità del partito". "Una buona base di partenza" commenta Veltroni. L'appello all'unità "vale per ieri e per oggi. E' un richiamo sempre valido" aggiunge, ricordando come la conflittualità interna e i personalismi siano "uno storico difetto della sinistra e del centrosinistra. Noi abbiamo consumato, in pochi anni, sette leader, mentre quelli del centrodestra sono sempre gli stessi dal '94 ad oggi. C'è sempre stata una specie di personalizzazione conflittuale alla quale, almeno per quanto mi riguarda, non voglio partecipare". "Per me contano le idee politiche - sottolinea Veltroni, indicando il palco dal quale ha appena finito di parlare Bersani - contano le ispirazioni di un partito che ho contribuito a fondare e che deve essere un partito capace di raccogliere un Paese deluso da Berlusconi e a portarlo al cambiamento, non del Governo, ma dell'Italia. Quindi, il richiamo finale all'unità e assolutamente giusto e, lo ripeto, valeva ieri e vale oggi".

5 commenti:

  1. Pd/ Franceschini: Ha ragione Bersani, no a feudi. Partito è unito.

    Ha ragione Pier Luigi Bersani, il Pd non deve essere diviso in "feudi personali", non bisogna "regalare a Berlusconi e Tremonti le nostre divisioni" e sbagliano i giornali a parlare di "tregua", perché non c'è nessuna guerra e in realtà il partito "è unito". Dario Franceschini parla all'assemblea nazionale ed esalta la ritrovata sintonia tra maggioranza e minoranza del partito. "Condivido la relazione di Bersani, ma più di tutti ho apprezzato il passaggio finale, che cito: il partito è patrimonio comune, non frazionabile in feudi personali e ambizioni personalistiche".

    Tanto più, aggiunge, che "finalmente è caduta la maschera della destra italiana, stanno parlando di crisi, li ha costretti a questo il fatto che i nodi sono venuti finalmente al pettine. Non regaliamo a Berlusconi e Tremonti le nostre divisioni".

    Franceschini avverte che "il partito non deve temere il confronto interno" e aggiunge: "Stamattina ho letto molti titoli sui giornali con la parola 'tregua', questo presuppone che ci sia una guerra... Suggerisco un titolo ai giornalisti: scrivete il Partito democratico è unito". La platea applaude a lungo. Qundi, continua, "dentro il Pd, tra il silenzio e la litigiosità, c'è lo spazio per parole chiare, leali, che anche quando sono critiche sono sempre pronunciate per amore del partito. Pier Luigi lo sa, sa che questo è il mio spirito, il nostro spirito. Sa che tutti contribuiremo a difendere il partito".

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  2. Pd/ D'Alema: Importanti parole Franceschini, partito più unito.
    "Bersani ha contribuito a superare 'malanimo'"

    Le parole di Dario Franceschini sono "importanti", ora il partito è "più unito" e questo è merito anche di Pier Luigi Bersani che "ha contribuito a sgombrare il malanimo". Massimo D'Alema parla all'assemblea nazionale ed elogia lo spirito unitario ritrovato dal Pd: "Credo che Franceschini abbia concluso il suo intervento con parole molto importanti e che a mio giudizio aiutano a far sì che queste due giornate rappresentino quel passo avanti deciso di cui ha bisogno il Paese. Questa assemblea mette in campo un Pd più unito, senza rinunciare alla discussione. Ma l'unità è più facile quando la discussione muove dai problemi concreti del Paese e non da schemi politologici preconcetti. Il partito mi è apparso in questi giorni più capace di parlare agli italiani".

    Aggiunge l'ex ministro degli Esteri: "Stamattina mi sono trovato d'accordo con quasi tutti gli interventi. Tonini ha detto che dobbiamo lavorare insieme, ascoltarci senza malanimo.. Credo sia giusto, fondamentale che sia così. Comprendo che ciascuno rivendichi i propri meriti, certamente credo dobbiamo rivendicare quelli del segretario del nostro partito, il quale a sgombrare il campo da ogni malanimo ha dato contributo molto importante, a mio giudizio".

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  3. Domenica è stato commemorato nell'aula-bunker dell'Ucciardone di Palermo, il diciottesimo anniversario di una delle pagine più buie della storia italiana: la strage di mafia di Capaci, che il 23 maggio del 1992, uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Nell'aula, che ospitò il primo maxi-processo alla mafia istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, 3000 persone hanno partecipato al convegno tra cui oltre 2500 giovani, arrivati da tutta Italia, a bordo delle "Navi della Legalità".

    A 18 anni dall’assassinio del magistrato italiano simbolo della lotta alla criminalità organizzata, Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico lo ha ricordato così:

    "Giovanni Falcone è un vero eroe italiano, un uomo che ha saputo difendere la legalità e lo Stato fino al sacrificio". "L'esempio di uomini come Falcone e Borsellino può e deve guidare le nuove generazioni a rinnovare quel patto che ci fa essere cittadini di un unico Paese", dichiara il Segretario. "Chi cade per mano della mafia non è, non può essere considerato un eroe regionale e la sua memoria va coltivata come il più prezioso dei beni".

    Il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione Antimafia, durante le commemorazioni a Palermo, ha sottolineato come questi 18 anni trascorsi dalla strage, siano stati caratterizzati da depistaggi, silenzi, omissioni, ed anche collusioni di esponenti delle istituzioni che sembrano ricordare solo adesso lo svolgimento dei fatti. "Abbiamo un grande bisogno di verità sulle stragi e di credibilità nella lotta alla mafia. È necessario, quindi, evitare la retorica, e sopperire alle carenze di organico e di risorse delle procure antimafia che indagano sulle stragi".

    Giovanni Falcone: "Si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perchè non si dispone delle necessarie alleanze, perchè si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere".

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  4. Su Falcone o la si racconta tutta o la si sorvola, voi giovani leggete oggi una storia distorta, scritta dopo la morte di Falcone, interessante sarebbe leggere quanto dichiarò all’epoca Gerardo Chiaromonte del PdS presidente della commissione antimafia.

    “Falcone fu accusato DA TUTTI di aver abbandonato la lotta alla mafia per mettersi a disposizione della politica presso il ministero di Grazia e Giustizia presieduto all’epoca da Claudio Martelli.

    Tra i suoi delatori un ingenuo Leoluca Orlando fondatore della Rete oggi autorevole esponente di IdV, che all’epoca contava meno di un cazzo e che per questo motivo, in più occasioni, si è scusato sia con la famiglia sia con gli italiani.

    Leoluca Orlando denunciava con forza la presenza di un terzo livello mafioso, strettamente legato alla politica, a capo del quale vedeva Giulio Andreotti, lo fece attraverso un documento rimasto per anni nella scrivania di Falcone.

    Orlando fu condannato per calunnia, Falcone venne ucciso.

    La denuncia di Orlando venne cavalcata dal PDS siciliano per anni fino ad accreditare a Falcone la simulazione di un attentato nei suoi confronti.

    Falcone e più di lui Borsellino sono stati uccisi perché la politica di destra e di sinistra li ha lasciati soli, parole di Falcone pubblicate nel commento che precede il mio.

    Un “pezzo” di verità, anche se opinabile, potete leggerla qui dalle parole di Lino Jannuzzi.

    http://www.linonline.it/Visualizza_Articolo_Ras.php?id=0000004310

    Lino Jannuzi iniziò la sua carriera giornalistica con Eugenio Scalfari, scrisse per l’espresso, venne candidato al senato da Pietro Nenni, un giornalista estremamente scomodo, costretto a trovare addirittura riparo politico nelle file di Forza Italia, denunciato come delatore, finito in carcere da Senatore della Repubblica per reato di opinione, graziato e liberato da Carlo Azzelio Ciampi, amico di Dell’Utri.

    Diciamo un personaggio MOLTO PARTICOLARE che nello specifico, può aiutare a capire.

    Consacrare ad EROI oggi, come purtroppo fa anche Bersani, all’epoca Presidente della regione Emilia Romagna, le figure di Falcone e Borsellino, senza fare un minimo di autocritica sugli errori del passato, personalmente lo trovo un atteggiamento fortemente ipocrita meglio sarebbe tacere.

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  5. Signor Sindaco,va bene che questo paese è peggio del paese dei balocchi dove ognuno fa come gli pare ma permettere che una chiesa venga tinteggiata di viola mi sembra un pò troppo!!!
    Lo specchio al lago ce la facciamo a sostituirlo prima di natale prossimo?

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