« Spesso abbiamo stampato la parola Democrazia. Eppure non mi stancherò di ripetere che è una parola il cui senso reale è ancora dormiente, non è ancora stato risvegliato, nonostante la risonanza delle molte furiose tempeste da cui sono provenute le sue sillabe, da penne o lingue. È una grande parola, la cui storia, suppongo, non è ancora stata scritta, perché quella storia deve ancora essere messa in atto.
(Walt Whitman, Prospettive democratiche)
Dopo lo strappo con Fini e la scissione nel PDL il PD chiede la parlamentarizzazione della crisi di governo.
E' lo stesso segretario dei democratici, Pier Luigi Bersani a chiedere formalmente alla Camera ad avvio dei lavori dell'Aula che il presidente del Consiglio venga urgentemente in Parlamento, per "restituire alle Camere il loro ruolo di casa del confronto democratico. In queste ore succedono fatti di assoluto rilievo politico e istituzionale che meritano di esser valutati subito, all'apertura dei lavori. Sono fatti evidenti e non possono essere aggirati o elusi. Il Capo del Governo certifica in modo solenne la frattura incomponibile nel maggior partito di maggioranza".
"Si tratta - ha aggiunto il leader democratico - di un dissidio insanabile che il Paese ha visto via via motivarsi attorno a temi e grandi questioni sociali che sono quelli su cui l'opposizione dal primo momento ha indicato il limite di questo Governo. Il Presidente del Consiglio ha sfiduciato il Presidente della Camera arrogandosi un potere non suo. Il Presidente della Camera è di tutti anche di quelli che non l'hanno votato. Il Parlamento deve tornare ad esser la casa della discussione democratica e dunque il Presidente del Consiglio venga in Parlamento a spiegarci e consentire di discutere".
E dello stesso parere infatti è anche il Presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini: Gianfranco Fini non può essere sfiduciato. Il premier Silvio Berlusconi "ha detto che il presidente della Camera se ne deve andare", ha ricordato il presidente dei deputati del Pd, "immaginando che tra le sue proprietà rientri anche la presidenza della Camera. Voglio ricordare che noi non abbiamo votato il presidente, ma dal momento che viene eletto è il presidente di questa Camera e in base alla Costituzione non può essere nemmeno formalmente sfiduciato".
“Il Pdl è l’unico partito che invece di cacciare i ladri e i faccendieri mette sotto accusa quelli che chiedono pulizia. E’ bene che Berlusconi prenda atto che la sua maggioranza non c’è più e ponga fine a questa farsa evitando gravi conseguenze all’Italia e figuracce meschine del nostro paese in Europa” dichiara David Sassoli, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo.
Insomma, non si può far finta di niente, sintetizza Anna Finocchiaro nel pomeriggio, dopo la conferenza stampa di Gianfranco Fini: "Nella sua comunicazione Gianfranco Fini ha detto due cose chiare. La prima è che non c'è più intesa sul programma elettorale del PDL, quello con cui lui e Berlusconi si erano presentati davanti agli elettori. Anzi Fini ha accusato Berlusconi di aver tradito quel programma, rivendicando invece la sua fedelta. Il secondo tema è quello della questione morale all'interno del partito. Ha esplicitamente affermato che qualcuno nel PDL ha scambiato il garantismo con l'impunità. Si tratta di questioni politiche molto importanti. Berlusconi ieri ha chiesto le dimissioni di Fini da Presidente della Camera, confermando in questo la sua visione proprietaria della democrazia: il Presidente del Consiglio non sopporta l'equilibrio tra le cariche dello Stato, non sopporta il dissenso e, pensa che la legge sia uguale per tutti ma non per lui e per i suoi amici. In più, e qui siamo al paradosso, vuole cacciare Fini ma non vuole cacciare i ministri finiani dal Governo. Oggi, piu' di ieri, dopo le parole di Fini la crisi è aperta. Fini ha chiaramente detto che renderà difficile la vita al Governo non garantendo la fiducia a priori, ma ragionando su ogni provvedimento. Sono chiari i riferimenti a provvedimenti che Fini ha considerato un tradimento degli impegni con gli elettori. Ci troviamo di fronte al fallimento del progetto politico del PDL e di fronte ad una seria crisi istituzionale. Berlusconi ne prenda atto e venga in Parlamento al più presto, Camera e Senato devono poter discutere di quello che sta avvenendo. Non è possibile fare finta di niente."
Ecco, adesso che è accaduto ciò che mai vi sareste aspettati sarebbe bene che ci spiegaste, in maniera non ambigua, cosa intendete fare. Mi piacerebbe, per es. sapere cosa farebbe, a botta calda, e con la massima sincerità, il mio amico Xbass. Berlusconi è all’angolo: lo schiacciamo o gli tiriamo un ancora di salvezza? Fini è un alleato come pensa Franceschini o comunque resta il fascista che era? Si può intraprendere un percorso programmatico con Casini, Cuffaro & C. e il PdL siciliano o non se ne parla proprio? Bossi è vostro interlocutore con il quale si possono fare le riforme o è quel razzista xenofobo che io penso? Il PD è un partito di centro sinistra o una discreta massa aberrante priva di identità politica ed etica come io temo? Niky Vendola e Luigi De Magistris rappresentano un problema o un valore aggiunto al quale non si può rinunciare ? Vogliamo affrontare questi ragionamenti o volete continuare a fare propaganda e a nascondervi dietro un dito?
Bologna, 30 anni dopo. Governo in fuga. Bersani: vogliono solo applausi
«Il ministro La Russa non sa di cosa parla. Noi avevamo modificato la cerimonia del 2 agosto insieme al commissario Cancellieri proprio per poter ascoltare il rappresentante del governo all’interno del Comune, al riparo da contestazioni. E invece fuggono. Significa che non hanno niente da dire ai familiari delle vittime». Paolo Bolognesi, a nome delle vittime del 2 agosto 1980, risponde al ministro della Difesa, che ieri ha motivato il forfait del governo al trentennale della strage di Bologna che si celebra stamattina spiegando che «i ministri sono stati sempre fischiati, ecco perché non viene nessuno».
I fischi, nel corso degli anni, erano sempre stati duramente criticati dall’associazione tra i familiari, ecco perché quest’anno si era deciso di cambiare la cerimonia. Ma il governo Berlusconi diserterà ugualmente. «Aspettavamo risposte sulla proposta inquietante di allungare il segreto di Stato oltre i 30 anni e sulla mancata applicazione delle legge 206 del 2004 in materia di sostegno alle vittime di stragi e terrorismo», spiega Bolognesi, che oggi nel suo discorso davanti alla stazione dedicherà solo un piccolo accenno alla querelle con l’esecutivo: «Un governo che fugge non è degno di nota».
È impensabile che trent’anni dopo ci sia un governo che non viene a ricordare e ad ascoltare i familiari delle vittime che hanno ancora delle cose da chiedere», attacca Bersani, che oggi sarà in piazza con una delegazione di parlamentari Pd. «Un governo non può esistere solo per gli applausi, e lì esistono dei problemi ancora da risolvere. Il governo deve andare, ascoltare e se ci sono proteste ascoltare anche quelle, non starsene a casa. E invece abbiamo ministri che vogliono essere sicuri di avere solo applausi. Ma la vita reale non funziona così». «Una scelta veramente sconveniente e brutta», conclude il leader Pd, che si schiera con i familiari delle vittime della strage anche in merito al segreto di Stato: «Sono assolutamente d’accordo con loro, non si può limitare l’apertura del segreto di Stato, ci sono risarcimenti ancora da riconoscere».
Anche il governatore Errani se la prende col governo: «Va solo dove applaudono? È un concetto un po’ strano. «Il governo avrebbe fatto bene ad esserci perché è una giornata fondamentale per Bologna e per il Paese». «L’assenza è un oltraggio punto e basta, alla memoria dei morti e alla tenacia dei vivi che da trent’anni chiedono una verità definitiva», dice il deputato Pd Emanuele Fiano. «Chi rappresenta il Paese deve avere il coraggio di sopportare anche i fischi e le contestazioni quando chi protesta rappresenta l’offesa di non avere avuto ancora giustizia. Per questo nessuna scusa o spiegazione è accettabile».
Bersani scrive al Presidente dell’Associazione delle Vittime della Strage di Bologna del 1980: "Sorvegliare la democrazia che può sempre ammalarsi"
Al Presidente dell’Associazione delle Vittime della Strage di Bologna del 1980.
Caro Bolognesi, Nessuno di noi potrà mai dimenticare la terribile mattina del 2 agosto del 1980 quando, alle 10.25, scoppiò una bomba nella stazione di Bologna che provocò la morte e il ferimento di tanti innocenti e gettò nel lutto l’Italia intera. Dopo tanti anni di indagini, tra reticenze e depistaggi, la magistratura arrivò a condannare, con sentenza definitiva, gli esecutori materiali della strage. Da parte nostra, nel 30° anniversario della strage, vogliamo garantire il nostro impegno affinché possa emergere tutta la verità, perché adesso ne abbiamo solo degli spezzoni. Le sentenze ci sono, ma cosa ci sia stato alle spalle di questa strage e delle altre che hanno colpito il nostro paese è ancora un punto da indagare e non risolto. A 30 anni di distanza i mandanti sono ancora sconosciuti e questo è inaccettabile. L’Italia è un paese civile e la verità non può esser negata dietro agli umilianti silenzi del segreto di Stato. Nel 2007 il Parlamento italiano ha approvato una legge proprio su segreto di stato e si attendono ancora, per la definitiva applicazione, le indicazioni della Commissione Granata . Vi è, tra le proposte anche quella di prolungarne la durata in casi definiti, il che comporterebbe una modifica negativa della legge vigente. Noi siamo contrari a modificare la legge sul segreto di Stato e, per questa ragione, i Parlamentari del Pd hanno presentato numerose interrogazioni al governo. Nella mia responsabilità di Segretario del Pd voglio assicurarti il nostro sostegno nel chiedere che il termine dei 30 anni di segretezza venga rispettato e che tutti i documenti vengano resi pubblici, a partire dal prossimo anno. Vi è, inoltre un altro aspetto importante della vicenda, ossia i riconoscimenti previdenziali per le vittime del terrorismo. Nel 2004 è stata approvata una legge, voluta da tutti, ma che non viene ancora integralmente applicata. Non è accettabile che chi condannato a portare sul proprio corpo e per tutta la vita i segni della violenza terroristica non possa avvalersi di ciò che gli è riconosciuto per legge o che lo possa fare in maniera anche solo parziale. Un’offesa per le vittime e per tutti gli Italiani. Anche qui deve essere messa in campo ogni iniziativa affinché questa inaccettabile storia abbia termine. In questi lunghi 30 anni che ci separano dal 2 agosto del 1980, la gente e le istituzioni ci sono sempre state. Questo dimostra quanto sia forte la volontà di non dimenticare, come avevamo promesso allora.
Non dimenticare e sorvegliare la nostra democrazia, che può sempre ammalarsi. Di sicuro furono passaggi drammatici per il nostro paese, che potevano forse preludere ad un cambio di regime. Per questa ragione è così importante andare a vedere come furono mossi i fili. La democrazia italiana alla fine ha retto, ma fa male pensare che sotto ci sia il sangue di molti innocenti. Quello che è importante, però è avere la certezza che lo Stato continui a cercare la verità; le cittadine e i cittadini italiani, e prima di ogni altro i familiari delle vittime, ne hanno diritto!
Dopo lo strappo con Fini e la scissione nel PDL il PD chiede la parlamentarizzazione della crisi di governo.
RispondiEliminaE' lo stesso segretario dei democratici, Pier Luigi Bersani a chiedere formalmente alla Camera ad avvio dei lavori dell'Aula che il presidente del Consiglio venga urgentemente in Parlamento, per "restituire alle Camere il loro ruolo di casa del confronto democratico. In queste ore succedono fatti di assoluto rilievo politico e istituzionale che meritano di esser valutati subito, all'apertura dei lavori. Sono fatti evidenti e non possono essere aggirati o elusi. Il Capo del Governo certifica in modo solenne la frattura incomponibile nel maggior partito di maggioranza".
"Si tratta - ha aggiunto il leader democratico - di un dissidio insanabile che il Paese ha visto via via motivarsi attorno a temi e grandi questioni sociali che sono quelli su cui l'opposizione dal primo momento ha indicato il limite di questo Governo. Il Presidente del Consiglio ha sfiduciato il Presidente della Camera arrogandosi un potere non suo. Il Presidente della Camera è di tutti anche di quelli che non l'hanno votato. Il Parlamento deve tornare ad esser la casa della discussione democratica e dunque il Presidente del Consiglio venga in Parlamento a spiegarci e consentire di discutere".
E dello stesso parere infatti è anche il Presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini: Gianfranco Fini non può essere sfiduciato. Il premier Silvio Berlusconi "ha detto che il presidente della Camera se ne deve andare", ha ricordato il presidente dei deputati del Pd, "immaginando che tra le sue proprietà rientri anche la presidenza della Camera. Voglio ricordare che noi non abbiamo votato il presidente, ma dal momento che viene eletto è il presidente di questa Camera e in base alla Costituzione non può essere nemmeno formalmente sfiduciato".
“Il Pdl è l’unico partito che invece di cacciare i ladri e i faccendieri mette sotto accusa quelli che chiedono pulizia. E’ bene che Berlusconi prenda atto che la sua maggioranza non c’è più e ponga fine a questa farsa evitando gravi conseguenze all’Italia e figuracce meschine del nostro paese in Europa” dichiara David Sassoli, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo.
Insomma, non si può far finta di niente, sintetizza Anna Finocchiaro nel pomeriggio, dopo la conferenza stampa di Gianfranco Fini: "Nella sua comunicazione Gianfranco Fini ha detto due cose chiare. La prima è che non c'è più intesa sul programma elettorale del PDL, quello con cui lui e Berlusconi si erano presentati davanti agli elettori. Anzi Fini ha accusato Berlusconi di aver tradito quel programma, rivendicando invece la sua fedelta. Il secondo tema è quello della questione morale all'interno del partito. Ha esplicitamente affermato che qualcuno nel PDL ha scambiato il garantismo con l'impunità.
Si tratta di questioni politiche molto importanti.
Berlusconi ieri ha chiesto le dimissioni di Fini da Presidente della Camera, confermando in questo la sua visione proprietaria della democrazia: il Presidente del Consiglio non sopporta l'equilibrio tra le cariche dello Stato, non sopporta il dissenso e, pensa che la legge sia uguale per tutti ma non per lui e per i suoi amici. In più, e qui siamo al paradosso, vuole cacciare Fini ma non vuole cacciare i ministri finiani dal Governo. Oggi, piu' di ieri, dopo le parole di Fini la crisi è aperta. Fini ha chiaramente detto che renderà difficile la vita al Governo non garantendo la fiducia a priori, ma ragionando su ogni provvedimento. Sono chiari i riferimenti a provvedimenti che Fini ha considerato un tradimento degli impegni con gli elettori. Ci troviamo di fronte al fallimento del progetto politico del PDL e di fronte ad una seria crisi istituzionale. Berlusconi ne prenda atto e venga in Parlamento al più presto, Camera e Senato devono poter discutere di quello che sta avvenendo. Non è possibile fare finta di niente."
Ecco, adesso che è accaduto ciò che mai vi sareste aspettati sarebbe bene che ci spiegaste, in maniera non ambigua, cosa intendete fare. Mi piacerebbe, per es. sapere cosa farebbe, a botta calda, e con la massima sincerità, il mio amico Xbass. Berlusconi è all’angolo: lo schiacciamo o gli tiriamo un ancora di salvezza?
RispondiEliminaFini è un alleato come pensa Franceschini o comunque resta il fascista che era? Si può intraprendere un percorso programmatico con Casini, Cuffaro & C. e il PdL siciliano o non se ne parla proprio? Bossi è vostro interlocutore con il quale si possono fare le riforme o è quel razzista xenofobo che io penso?
Il PD è un partito di centro sinistra o una discreta massa aberrante priva di identità politica ed etica come io temo? Niky Vendola e Luigi De Magistris rappresentano un problema o un valore aggiunto al quale non si può rinunciare ? Vogliamo affrontare questi ragionamenti o volete continuare a fare propaganda e a nascondervi dietro un dito?
lasciate stare write e l'IdV....
RispondiEliminaDa oggi sono una massa di bugiardi!!!!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBologna, 30 anni dopo. Governo in fuga. Bersani: vogliono solo applausi
RispondiElimina«Il ministro La Russa non sa di cosa parla. Noi avevamo modificato la cerimonia del 2 agosto insieme al commissario Cancellieri proprio per poter ascoltare il rappresentante del governo all’interno del Comune, al riparo da contestazioni. E invece fuggono. Significa che non hanno niente da dire ai familiari delle vittime». Paolo Bolognesi, a nome delle vittime del 2 agosto 1980, risponde al ministro della Difesa, che ieri ha motivato il forfait del governo al trentennale della strage di Bologna che si celebra stamattina spiegando che «i ministri sono stati sempre fischiati, ecco perché non viene nessuno».
I fischi, nel corso degli anni, erano sempre stati duramente criticati dall’associazione tra i familiari, ecco perché quest’anno si era deciso di cambiare la cerimonia. Ma il governo Berlusconi diserterà ugualmente. «Aspettavamo risposte sulla proposta inquietante di allungare il segreto di Stato oltre i 30 anni e sulla mancata applicazione delle legge 206 del 2004 in materia di sostegno alle vittime di stragi e terrorismo», spiega Bolognesi, che oggi nel suo discorso davanti alla stazione dedicherà solo un piccolo accenno alla querelle con l’esecutivo: «Un governo che fugge non è degno di nota».
È impensabile che trent’anni dopo ci sia un governo che non viene a ricordare e ad ascoltare i familiari delle vittime che hanno ancora delle cose da chiedere», attacca Bersani, che oggi sarà in piazza con una delegazione di parlamentari Pd. «Un governo non può esistere solo per gli applausi, e lì esistono dei problemi ancora da risolvere. Il governo deve andare, ascoltare e se ci sono proteste ascoltare anche quelle, non starsene a casa. E invece abbiamo ministri che vogliono essere sicuri di avere solo applausi. Ma la vita reale non funziona così». «Una scelta veramente sconveniente e brutta», conclude il leader Pd, che si schiera con i familiari delle vittime della strage anche in merito al segreto di Stato: «Sono assolutamente d’accordo con loro, non si può limitare l’apertura del segreto di Stato, ci sono risarcimenti ancora da riconoscere».
Anche il governatore Errani se la prende col governo: «Va solo dove applaudono? È un concetto un po’ strano. «Il governo avrebbe fatto bene ad esserci perché è una giornata fondamentale per Bologna e per il Paese». «L’assenza è un oltraggio punto e basta, alla memoria dei morti e alla tenacia dei vivi che da trent’anni chiedono una verità definitiva», dice il deputato Pd Emanuele Fiano. «Chi rappresenta il Paese deve avere il coraggio di sopportare anche i fischi e le contestazioni quando chi protesta rappresenta l’offesa di non avere avuto ancora giustizia. Per questo nessuna scusa o spiegazione è accettabile».
Bersani scrive al Presidente dell’Associazione delle Vittime della Strage di Bologna del 1980: "Sorvegliare la democrazia che può sempre ammalarsi"
RispondiEliminaAl Presidente dell’Associazione delle Vittime della Strage di Bologna del 1980.
Caro Bolognesi,
Nessuno di noi potrà mai dimenticare la terribile mattina del 2 agosto del 1980 quando, alle 10.25, scoppiò una bomba nella stazione di Bologna che provocò la morte e il ferimento di tanti innocenti e gettò nel lutto l’Italia intera. Dopo tanti anni di indagini, tra reticenze e depistaggi, la magistratura arrivò a condannare, con sentenza definitiva, gli esecutori materiali della strage. Da parte nostra, nel 30° anniversario della strage, vogliamo garantire il nostro impegno affinché possa emergere tutta la verità, perché adesso ne abbiamo solo degli spezzoni. Le sentenze ci sono, ma cosa ci sia stato alle spalle di questa strage e delle altre che hanno colpito il nostro paese è ancora un punto da indagare e non risolto. A 30 anni di distanza i mandanti sono ancora sconosciuti e questo è inaccettabile. L’Italia è un paese civile e la verità non può esser negata dietro agli umilianti silenzi del segreto di Stato. Nel 2007 il Parlamento italiano ha approvato una legge proprio su segreto di stato e si attendono ancora, per la definitiva applicazione, le indicazioni della Commissione Granata . Vi è, tra le proposte anche quella di prolungarne la durata in casi definiti, il che comporterebbe una modifica negativa della legge vigente. Noi siamo contrari a modificare la legge sul segreto di Stato e, per questa ragione, i Parlamentari del Pd hanno presentato numerose interrogazioni al governo. Nella mia responsabilità di Segretario del Pd voglio assicurarti il nostro sostegno nel chiedere che il termine dei 30 anni di segretezza venga rispettato e che tutti i documenti vengano resi pubblici, a partire dal prossimo anno. Vi è, inoltre un altro aspetto importante della vicenda, ossia i riconoscimenti previdenziali per le vittime del terrorismo. Nel 2004 è stata approvata una legge, voluta da tutti, ma che non viene ancora integralmente applicata. Non è accettabile che chi condannato a portare sul proprio corpo e per tutta la vita i segni della violenza terroristica non possa avvalersi di ciò che gli è riconosciuto per legge o che lo possa fare in maniera anche solo parziale. Un’offesa per le vittime e per tutti gli Italiani. Anche qui deve essere messa in campo ogni iniziativa affinché questa inaccettabile storia abbia termine. In questi lunghi 30 anni che ci separano dal 2 agosto del 1980, la gente e le istituzioni ci sono sempre state. Questo dimostra quanto sia forte la volontà di non dimenticare, come avevamo promesso allora.
Non dimenticare e sorvegliare la nostra democrazia, che può sempre ammalarsi. Di sicuro furono passaggi drammatici per il nostro paese, che potevano forse preludere ad un cambio di regime.
Per questa ragione è così importante andare a vedere come furono mossi i fili. La democrazia italiana alla fine ha retto, ma fa male pensare che sotto ci sia il sangue di molti innocenti. Quello che è importante, però è avere la certezza che lo Stato continui a cercare la verità; le cittadine e i cittadini italiani, e prima di ogni altro i familiari delle vittime, ne hanno diritto!